Smartphone e tablet ai bambini? Meglio evitare


Smartphone e altri dispositivi elettronici, semaforo rosso per i più piccoli. Molto meglio il mondo reale.

Uno studio, presentato lo scorso anno al convegno di pediatria (Pediatric Academic Societies), ha rivelato che entro il primo anno di vita ben un bambino su sette utilizza smartphone e tablet almeno un’ora al giorno.

L’indagine è stata condotta dall’Einstein Medical Center di Filadelfia. Con il passare dei mesi, il tempo speso dai piccolissimi su questi dispositivi elettronici aumenta: il 26% dei bambini entro i 2 anni e il 38% di quelli di 4 anni ne fa uso almeno un’ora al giorno.

Sull’abitudine i genitori sembrano non porsi troppi interrogativi. Soltanto il 30% di loro ha dichiarato di averne parlato con il pediatra.

È bene invece fare attenzione. Spiega Daniele Novara, responsabile del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (Cppp): «Fino ai tre anni l’uso di ogni videoterminale dovrebbe essere vietato, per favorire le relazioni del piccolo con la mamma, il papà e il mondo circostante. È il momento in cui si costruiscono le componenti prioritarie neuronali e cognitive del cervello. Il bambino impara a camminare, parlare, controllare le funzioni sfinteriche. L’uso di tecnologie che creano diversivi dalla sensorialità infantile può compromettere l’apprendimento di queste autonomie. I pericoli sono tanti: ad esempio, una logopedista ha riscontrato casi di ritardi linguistici nei primissimi anni dovuti a eccessi di uso delle nuove tecnologie».

Le competenze infantili non sono mai settoriali, ma hanno continue interazioni. Il bambino che fatica a relazionarsi con gli altri, fa poi fatica a essere autonomo: tutto è correlato.

«Ogni bambino ha i suoi tempi» continua il pedagogista «e i videoschermi sono una grave interferenza nel suo sviluppo. Impediscono al bambino di fare le sue esperienze, specie quelle sensoriali. Il piccolo deve invece giocare con l’acqua, la sabbia, in mezzo agli elementi naturali. Non si devono sostituire queste importanti esperienze con quelle virtuali».

Una ricerca americana ha rivelato che l’uso della tastiera produce un ritardo nell’uso della scrittura di almeno due anni.

«Siamo preoccupati dell’invadenza delle app pensate addirittura per i primi mesi di vita. Si tratta di marketing senza alcuna validità scientifica» sottolinea Novara.

Come regolarsi per gli anni successivi

Chiarisce Novara: «Ogni cosa a suo tempo. Bisogna sintonizzarsi con le risorse dell’età. Si può concedere l’uso di uno strumento tecnologico, ad esempio il tablet, al massimo per 30 minuti al giorno nel periodo della scuola materna, al massimo un’ora alle scuole elementari. Nella preadolescenza si possono poi creare gravi dipendenze, perché il cervello a quest’età è predisposto alle distrazioni. C’è rischio di dipendenza dai videogiochi e dai social network perché rappresentano una sollecitazione continua. Esistono una trentina di social per preadolescenti, e i giovanissimi si spostano da uno all’altro a gran velocità».

Cosa fare? Mettere regole precise: niente uso di questi strumenti durante lo studio e al momento di andare a dormire. I genitori devono avere i codici di accesso dello smartphone del figlio, e verificare i loro accessi a internet.

«Ci vuole un attento controllo familiare, è noto che la rete è piena di insidie per i minori. Inoltre si dovrebbe spingere i figli a socializzare con gli amici senza limitarsi al mondo social» conclude l’esperto.

Alessandra Margreth
Alessandra Margreth
Nata e cresciuta a Milano, da sempre amante della scrittura, si è laureata in Lettere all’Università Cattolica. Inizia l’attività giornalistica nella redazione di Alba, settimanale femminile della Compagnia di San Paolo, dove ha ricoperto i ruoli di redattore e caposervizio. Dopo esperienze in altre testate a larga diffusione, si trova quasi per caso a collaborare con il settore della salute, si appassiona e decide di proseguire la sua professione in questo campo. Dal 2000 collabora con Repubblica Salute, cartaceo e online. Sempre nel campo della salute ha scritto anche per diverse testate di vari editori. Dato che la divulgazione ha molte facce, ha lavorato anche come autore televisivo e ora alle collaborazioni affianca attività di consulenza nella comunicazione aziendale nel settore. Ama molto il mare, quando può fa lunghe passeggiate in mezzo alla natura. Non ha figli ma dispone di cinque nipoti. Ha letto un po’ di tutto, ora in vacanza sceglie gialli d’autore. Tra le sue mete preferite la Grecia e la Sicilia.  

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