Quali controlli ginecologici dopo rimozione dell’utero

DOMANDA

Mia madre ha 70 anni e circa 5 anni fa si è sottoposta a un intervento di rimozione dell'utero (causa prolasso). Da allora tuttavia lei non è più andata dalla sua ginecologa per le ordinarie visite di controllo. Si è convinta che non avendo più l'utero non corre più alcun pericolo, e quindi non avrà più bisogno di alcuna visita ginecologica finché campa. 
Il convincimento di mia madre è errato? Se così fosse, come credo, vorrei sapere i rischi che mia madre corre rifiutandosi di sottoporsi a regolari visite ginecologiche.

RISPOSTA DELL'ESPERTO

Risponde: Emilio Arisi, Ginecologo

L’atteggiamento di sua madre può essere valutato sotto diverse prospettive. Va dapprima considerata la modalità di intervento, in particolare se questo è avvenuto per via vaginale o addominale. Inoltre bisogna tenere conto del fatto se siano stati o meno rimossi anche gli annessi (tube e ovaie). In ogni caso è evidente che, se l’utero non c’è più, la signora non dovrà più fare controlli per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero (Pap-test). Ma se le ovaie e le tube fossero rimaste, allora una visita ginecologica ogni tanto andrebbe fatta, in particolare se venissero alcuni disturbi pelvici (dolori o gonfiori non abituali), perché occorre tener d’occhio la pur non frequente patologia maligna. Così come andrebbe comunque fatto un saltuario controllo per verificare che il prolasso non recidivi, anche in assenza di sintomatologia. Mentre se ci sono sintomi che fanno pensare alla recidiva del prolasso (alterazioni nella minzione, senso di peso pelvico, dolori pelvici non altrimenti spiegabili, disturbi ai rapporti) o addirittura si osservasse protrusione delle pareti vaginali, una visita si impone. In sintesi:, se oltre all’utero sono state rimosse anche le ovaie, una visita non si impone se non ci sono disturbi, ma sarebbe comunque utile. Una visita è certamente utile se le ovaie sono rimaste, anche se non ci sono particolari disturbi. Se invece ci sono disturbi di qualche tipo una visita si impone senz’altro. Va infine considerato che a questa età spesso viene meno l’interesse alla propria qualità di vita, che invece va adeguatamente motivato.

Emilio Arisi
Ginecologo
Dal 1993 al 2010 è stato Direttore della U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Regionale “S. Chiara” di Trento dove, dall’inizio del 2002 è stato coordinatore del Dipartimento Materno-Infantile della Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento. Attualmente esercita la sua attività ambulatoriale come libero-professionista a Carpi (Modena) e Trento. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Parma, si è specializzato in Ostetricia e Ginecologia nella stessa Università. Tra il 1969 ed il 1993 ha lavorato in vari ospedali (Carpi MO, Correggio RE, Policlinico Universitario di Modena, Suzzara MN, Guastalla RE). Ha effettuato migliaia di interventi chirurgici, in ambito sia ostetrico sia ginecologico. Negli ultimi anni ha posto principalmente la propria attenzione sulla chirurgia oncologica-ginecologica. Ha al suo attivo circa 500 pubblicazioni, dedicate soprattutto ai problemi della contraccezione, dell’aborto volontario e della oncologia ginecologica, ma anche della gravidanza e della menopausa, inclusi articoli su riviste nazionali e internazionali, relazioni a congressi nazionali e internazionali, e alcuni volumi. È stato Direttore Scientifico della edizione italiana della rivista specialistica “Current Obstetrics & Gynecology” dal 1992 al dicembre 2006. Per molti anni è stato Presidente nazionale dell’UICEMP (www.uicemp.org), una associazione di consultori privati (CEMP), che è federata alla IPPF (International Planned Parenthood Federation) (www.ippf.org), la più grande organizzazione non governativa mondiale dedicata ai problemi della salute riproduttiva. Per molti anni è stato nel Consiglio mondiale e in quello europeo della IPPF. È membro del Consiglio nazionale dell’AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani), di cui è segretario regionale per il Trentino-Alto Adige. È stato per il triennio 2005-2007 consigliere nel Direttivo nazionale della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) ed è stato eletto tesoriere della SIGO per il triennio 2008-2010. È Presidente della SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione), che è stata fondata nel luglio 2006. È Direttore scientifico della rivista “Contraccezione Sessualità Salute Riproduttiva”, organo ufficiale della SMIC. È membro di varie organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali. Per il periodo 2012-2016 è stato eletto nel Board of Directors della ESC (European Society of Contraception). Nel giugno 2012 è socio fondatore dell’ECEC (European Consortium for Emergency Contraception), ed è nominato nel ECEC Board.

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