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RISPOSTA DELL'ESPERTO

"Pneumotorace spontaneo: come tenerlo controllato"

Mia figlia nel 2001, a 29 anni, ebbe un pneumotorace spontaneo facendo lo sforzo per uscire dalla piscina sollevandosi con le braccia. Dopo vari tentativi di drenaggio andati a vuoto è stato fatto un intervento con argon in toracoscopia. Da allora non ha più fatto controlli, ma di quando in quando sente delle fitte al polmone operato. Lo scorso anno i controlli hanno evidenziato due nuove bolle "latenti" che però non avrebbero dovuto dare problemi. Invece domenica scorsa la più piccola è scoppiata. Ora mia figlia ha quasi 41 anni, è possibile pensare a una vita "camminando sulle uova"? Cosa si può fare?

Risponde: Tursi Francesco - Pneumologo


Il pneumotorace spontaneo è un accumulo di aria o gas nello spazio tra i polmoni e la gabbia toracica che fa “collabire” il polmone e quindi impedisce allo stesso di riempirsi di aria. Esistono due tipi di pneumotorace spontaneo: primario e secondario. Il pneumotorace spontaneo primario si verifica in persone senza malattia polmonare che però hanno spessissimo le stesse caratteristiche: sono in genere persone alte, magre e giovani e ricordiamoci che chi lo ha avuto una volta il pnx lo puo avere una seconda volta, ma non esistono delle chiare percentuali di reinsorgenza né la persona che l’ha avuto una volta deve vivere con la paura che riaccada semplicemente il paziente che l’ha avuto la prima volta fa una tc torace ad alta risoluzione per verificare se è portatore di bolle a rischio rottura e se ne ha può essere indicato toglierle. Il pneumotorace spontaneo secondario si verifica in persone che hanno già una malattia polmonare di base quali bpco, asma, fibrosi cistica, malattia polmonare interstiziale, Ca del polmone ecc. Il sintomo guida è il dolore toracico improvviso e trafittivi che puo insorgere a riposo e dopo uno sforzo e può essere accompagnato da mancanza di respiro, e la diagnosi si fa facilmente auscultando il paziente e con l’ausilio di una radiografia. Il pneumotorace non grave può migliorare senza alcun trattamento, mentre nei casi piu severi bisogna aspirare l’aria introducendo un tubo nel petto (drenaggio toracico) tra le costole nello spazio pleurico che permette la rimozione dell’aria. La ri-espansione del polmone potrebbe richiedere alcuni giorni con il tubo toracico lasciato in sede. In alcuni casi, e cioè quando il paziente è portatore di bolle, può essere necessario un intervento chirurgico - chiamato pleurodesi - per aiutare a prevenire l’accumulo di aria e fluido intorno ai polmoni e prevenire altri collassi. Quindi l’importante è verificare di non avere bolle a rischio rottura e quindi pensare di toglierle con la chirurgia e, se si fuma, smettere assolutamente di fumare.

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Francesco Tursi

Pneumologo

Dal 2005 è Dirigente medico presso l’UO di Pneumologia dell’Ospedale Maggiore di Lodi. È dal 2002 Segretario dell’Associazione Italiana per lo Studio della Tosse (A.I.S.T.) e dal 2009 Presidente dell’ALOR onlus (associazione lodigiana di ossigenoterapia riabilitativa).

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