Perdita dell’udito, un problema da affrontare subito

Sono ancora troppe le persone, giovani e meno giovani, che evitano di affrontare i primi segnali d’allarme dell’ipoacusia. Eppure se si interviene prontamente si possono evitare le conseguenze peggiori.

Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono circa 278 milioni le persone con problemi in tutto il mondo che hanno problemi di udito.

Per lo più sono anziani: soffre di ipoacusia, a vari livelli, circa un terzo degli over 60 e la metà degli ultra ottantacinquenni.

Le sordità gravi, quando cioè non si riesce a sentire una voce umana durante una normale conversazione, riguardano l’1,3 per mille della popolazione.

In pratica, 50mila italiani soffrono di sordità grave. Mentre i casi di ipoacusia, la perdita parziale di udito, sono molti di più: circa 2,5 milioni di italiani.

Cause, ci sono anche quelle evitabili

Per fare il punto sulle cause delle ipoacusie, alcuni tra i maggiori esperti italiani si sono incontrati al recente congresso Hearing for everyone, supportato da Audium.

Oltre ai fattori di rischio non modificabili, come l’età e la predisposizione genetica, è emerso con chiarezza che l'esposizione prolungata ai rumori, una dieta eccessivamente ricca in grassi alimentari, alcune malattie metaboliche come per esempio il diabete e alcuni farmaci possono concorrere allo sviluppo di ipoacusie.

Conseguenze psicologiche e sociali

Non poter ascoltare la musica o capire che cosa sta dicendo chi ci parla significa rinunciare a una fetta consistente del mondo che ci circonda. E le ricadute psicologiche sono rilevanti.

Possono insorgere problemi di depressione, che spesso spingono chi soffre di ipoacusia a rifiutare la disabilità, negandola. Ed evitando nel modo più assoluto di sottoporsi a una visita audiologica.

Di fondamentale importanza, in questo senso il supporto della famiglia. Perché se non si interviene per tempo si può andare incontro a un progressivo peggioramento di alcune funzioni cognitive, con ripercussioni sulla qualità della vita.

È stato infatti dimostrato che la corteccia uditiva, quella parte del cervello deputata a elaborare le informazioni sonore che provengono dall’orecchio, è estremamente plastica. Nel senso che si modifica sulla base delle esperienze sensoriali che ci circondano.

Chi soffre di ipoacusia, se non fa nulla per risolvere il problema, va incontro quindi a una sorta di “atrofizzazione” della corteccia uditiva, perdendo nel tempo la possibilità di recupero.

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