"Pavor nocturnus"
Ho un bambino di 2 anni che da circa 3 mesi si sveglia molto spesso di notte e piange, ma finora si è sempre calmato subito. Da 2 settimane si sveglia e grida e urla per 30 minuti circa, non si lascia toccare e non vuole né latte né acqua. Perché fa così?
Risponde: Battaglioli Marina - Pediatra e neonatologa
Ciò che descrive è abbastanza frequente, si tratta di un fenomeno denominato "pavor nocturnus", cioè terrore notturno. È una perturbazione non patologica del sonno, qualcosa di simile al più noto sonnambulismo. Compare intorno ai due anni di età e scompare da solo durante la crescita, (è rarissimo dopo l'adolescenza). Non ha significati patologici, né conseguenze patologiche. La comparsa e la frequenza sono molto variabili, irregolari e non prevedibili, non correlate a eventi particolari. È un fenomeno dovuto a un'attivazione inconscia di alcune strutture cerebrali che controllano le emozioni: questo spiega il pianto e le urla disperate senza motivo. Non sono infatti correlate a un incubo, perché la crisi si scatena durante la fase di sonno profondo, quello senza sogni, da cui il risveglio è più difficile e che, soprattutto, è privo di ogni coscienza: il bimbo non ha alcuna memoria della crisi, non la ricorda, contrariamente a quanto avviene con gli incubi e molti sogni. Le crisi sono effettivamente impressionanti da vedere, spaventano moltissimo chi vi assiste, le urla e i movimenti sono davvero scomposti, il bambino non è in alcun modo contattabile, non si riesce a calmarlo, anzi, a volte i tentativi di abbracciarlo e toccarlo peggiorano la situazione. Durano in genere pochi minuti ma possono arrivare fino a mezz'ora. Alla fine il piccolo si calma e torna al suo sonno profondo, che in realtà non si è mai interrotto, come se nulla fosse successo. È inutile e anche controproducente cercare di svegliarlo e di calmarlo, come per il sonnambulismo, si rischia solo di spaventarlo: lo si sveglierebbe bruscamente da un sonno profondo, al termine del quale si troverebbe circondato dalle facce terrorizzate dei genitori, cosa non certo tranquillizzante. I bimbi più grandicelli, che raccontano qualcosa, hanno in realtà ricordi legati più alla fase del risveglio che all'episodio di pavor. Per i genitori è bene sapere che l'unica cosa da fare è solo mettere il piccolo nelle condizioni di non farsi male durante i movimenti scomposti, cioè eliminare oggetti o giocattoli che potrebbero ferirlo. Si può eventualmente parlargli con voce calma, con toni molto bassi, tranquillizanti, come si parlerebbe accanto a un piccolo che dorme profondamente, mai a voce alta o facendo gesti per svegliarlo. Non c'è alcuna responsabilità da parte dei genitori o di chi sta con il bambino nell'insorgere del fenomeno. Se è molto piccolo, non occorre neppure informarlo di cosa è successo, se invece è più grandicello, si può fare, ma con molto tatto e attenzione a non caricare di ansia ed emotività quanto è accaduto.