Jet lag: si evita così

Le vacanze, finalmente. Il viaggio Oltreoceano a lungo atteso. Bellissimo. Ma attenzione al fuso orario, o megli ai disturbi che provoca il suo cambiamento repentino. Che fare?

Sono in arrivo le tanto attese vacanze. Da spendere chi ai tropici e chi alla scoperta dell’Oriente, di quello antico, ricco di filosofia, misticismo e storia o di quello dalle architetture post-futuriste, che sta già dettando le regole dell’economia globale.

Valigie piene ed entusiasmo a mille. Prima di partire. Poi, c’è il fuso, o meglio il jet-lag, che rischia di compromettere benessere e programmi almeno nei primi giorni. Si può prevenire? In parte, sì.

Problemi di fuso orario

Il jet-lag o “sindrome da cambiamento di fuso orario” è un fenomeno cui si va naturalmente incontro quando si attraversano almeno 2-3 meridiani e che dipende dalla parziale e temporanea de-sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e i periodi di luce e buio esterni.

Il disturbo tende a essere più marcato quanto aumenta il numero dei fusi orari attraversati, ma non tutti ne soffrono con la stessa intensità.

Qualcuno ne è addirittura immune perché caratterizzato da ritmi circadiani flessibili che riescono a riallinearsi in modo quasi immediato alle nuove condizioni ambientali.

I più sensibili, invece, possono risentire di una sorta di jet-lag in scala ridotta anche al passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa), dormendo meno bene e sentendosi più stanchi per qualche giorno.

In genere, però, per avere reali problemi servono variazioni di fuso orario più ampie e rapide, come quelle associate a lunghi voli aerei verso Est o verso Ovest.

Il fenomeno si manifesta a prescindere dalla direzione del viaggio, ma chi va in Estremo Oriente tende a sperimentare disagi maggiori rispetto a chi si reca negli Stati Uniti o in Sud America perché, in genere, è più facile posticipare piuttosto che anticipare l’ora alla quale ci si addormenta.

Come prevenire i fastidi

Prevenire la comparsa del jet-lag, o almeno ridurne l’intensità, è possibile grazie a qualche accorgimento pratico.

Il principale, utilizzabile da tutti, è cercare di abituarsi progressivamente all’orario del luogo di destinazione mentre si è ancora a casa, posticipando o anticipando di circa mezz’ora al giorno il momento in cui si va a letto e (nei limiti del possibile) ci in cui si alza.

L’ideale sarebbe riuscire anche a modificare gli orari dei pasti, avvicinandoli a quelli che si prevede di seguire durante la vacanza, perché fame e sonno sono strettamente interconnessi e tendono a influenzarsi reciprocamente.

Un’altra strategia efficace consiste nell’attuare una “deprivazione da sonno”, ossia dormire poco la notte prima del giorno previsto per la partenza: in questo modo si hanno ottime probabilità di riuscire a riposare durante il viaggio e una volta arrivati sarà più facile seguire i ritmi locali.

Se ci si sposta verso Ovest (Stati Uniti e Sud America), si deve evitare di cedere alla stanchezza, coricandosi appena entrati in hotel, ma cercare di restare svegli almeno fino alle 22.00 locali, anche se corrispondono alle 3.00-6.00 di notte italiane. In questo modo, sarà meno probabile ritrovarsi perfettamente svegli a notte fonda.

Melatonina & Co.

A chi non può o non riesce ad avvantaggiarsi di questi rimedi pratici resta l’opzione farmacologica, basata sull’assunzione di melatonina nei giorni della permanenza a destinazione o, nei casi più “difficili”, di ipnoinduttori al bisogno.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la melatonina, assunta in modo calibrato, è in grado di facilitare l’adattamento al nuovo fuso orario, attenuando in modo significativo il fenomeno del jet-lag in chi viaggia su lunghe distanze.

Si tratta di un rimedio ben tollerato e di per sé privo di rischi, ma va usato soltanto dopo aver chiesto consiglio al medico e seguendo le sue indicazioni. Inoltre, va ricordato che la melatonina è una soluzione indicata soltanto negli adulti.

Rosanna Feroldi
Rosanna Feroldi
Da adolescente le avevano detto di fare il liceo classico e ha scelto lo scientifico. Alla maturità, le hanno detto di iscriversi Lettere e Filosofia e ha puntato su Biologia. Dopo laurea e tirocinio, al dottorato in elettrofisiologia ha preferito un corso di comunicazione e giornalismo scientifico della Facoltà di Farmacia - Università Statale di Milano. Insomma, non è il tipo che si lascia convincere facilmente. Da lì, è iniziato, più per gioco che per scelta, un percorso professionale che continua con soddisfazione da quasi vent'anni, passando da attività di consulente per la comunicazione su salute e stili di vita sani per il Progetto Città sane - Comune di Milano alla proficua collaborazione con la Fondazione San Raffaele di Milano, dove per 13 anni si è occupata di realizzare il magazine dell'Ospedale San Raffaele destinato ai pazienti e materiale divulgativo distribuito nell'ambito di campagne di sensibilizzazione, nonché di supportare l'attività di ufficio stampa. Contemporaneamente, entusiasta, mai stanca ed esagerando anche un po', ha interagito con numerose realtà editoriali come giornalista scientifica e medical writer, realizzando contenuti per riviste dirette al pubblico, ai medici e ai farmacisti. Il sopravvento del web ha cambiato molte cose, ma non l'ha indotta a desistere. Così, eccola ora alle prese prevalentemente con progetti editoriali online e attività di comunicazione/reportistica medico-scientifica nelle aree cliniche più disparate. A volte, si chiede come abbia fatto, altre come continuerà. The show must go on.

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