Ittero neonatale: il "giallo" dei primi giorni di vita

Capita a tantissimi neonati, e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un fenomeno del tutto fisiologico, che deve essere però attentamente monitorato.

Ittero neonatale: è una parola che mette in allarme molte neomamme, spaventate nel vedere il colorito del loro piccolo diventare “giallognolo”. Colpa della bilirubina, che si accumula nel sangue dei neonati.

Tante le cause

La bilirubina è un pigmento di colore giallo-rossastro normalmente prodotto dall’organismo, per poi essere espulso con la bile: si tratta di un prodotto di scarto derivante dalla degradazione, a livello del fegato, dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi che hanno completato il loro ciclo vitale.

Questo processo è noto come catabolismo. Grazie ad esso, dall'emoglobina si ottiene la "bilirubina indiretta" o non coniugata, che, giunta nel fegato attraverso il flusso sanguigno, viene metabolizzata in "bilirubina diretta", anche detta bilirubina coniugata perché unita ad un'altra sostanza (la bile), per poi essere espulsa attraverso le urine e le feci.

I neonati, nei primi giorni di vita, hanno però difficoltà a metabolizzare efficacemente questa sostanza: nei bambini appena nati, infatti, il numero di globuli rossi è estremamente elevato e la frequenza con cui vengono degradati è maggiore. Inoltre, il fegato ha bisogno di qualche giorno per iniziare a funzionare a pieno ritmo.

L’organismo si ritrova quindi con maggiori quantità di bilirubina, che fatica a eliminare: il risultato è un aumento della sua concentrazione nel sangue e, di conseguenza, nei tessuti; un aumento che conferisce alla pelle (e spesso anche agli occhi) il classico colorito giallo.

Anche l’allattamento al seno può favorire l’insorgere dell’ittero: è possibile che il neonato nei primi giorni non riesca ad attaccarsi bene al capezzolo, oppure che la madre produca ancora poco latte.

In questi casi il ridotto apporto calorico induce la maggiore attività di un enzima responsabile della produzione di bilirubina: si parla quindi di “ittero che insorge all’inizio dell’allattamento”, da non confondere con il cosiddetto “ittero da latte materno”, caratterizzato da un’iperbilirubinemia prolungata, che può durare anche fino al terzo mese e che sembra causata dall’azione di una proteina, presente appunto nel latte materno, che favorisce il riassorbimento della bilirubina a livello dell’intestino.

Di per sé l’aumento della sua concentrazione nel sangue non costituisce un problema, a patto però che non superi certi valori. Se aumenta eccessivamente (oltre i 20 mg/dl), è possibile infatti che la bilirubina oltrepassi la barriera ematoencefalica e penetri nelle cellule del cervello, danneggiandole e causando lesioni cerebrali anche gravi. Il danno così prodotto è chiamato kernittero e tra i suoi possibili effetti si annoverano: ritardo nello sviluppo, paralisi celebrale, perdita dell'udito e convulsioni. Sempre più raro al giorno d'oggi, può essere prevenuto se l'iperbilirubinemia viene trattata tempestivamente.

L’ittero fisiologico si manifesta più di frequente nei neonati prematuri (nati prima della 37a settimana), che sono anche maggiormente esposti a eventuali complicanze.

Quando è patologico?

Se nella maggior parte dei casi l’accumulo della bilirubina dipende da meccanismi del tutto fisiologici, in altri può derivare da condizioni patologiche, tra cui:

  • sepsi (la reazione del corpo alla penetrazione di batteri nel sangue);
  • anemie emolitiche congenite (malattie genetiche causate da emolisi, vale a dire da un'eccessiva distruzione dei globuli rossi);
  • disturbi metabolici congeniti come la sindrome di Gilbert (una condizione patologica che può durare anche tutta la vita) e la sindrome di Crigler-Najjar (una rara malattia epatica);
  • riassorbimento di ematomi da parto e/o emorragie intrapartum;
  • ipotiroidismo (una condizione caratterizzata da un rallentamento delle funzioni vitali per effetto di una ridotta produzione di ormoni tiroidei);
  • malformazioni delle vie biliari (come ad esempio l'atresia biliare);
  • fibrosi cistica (una patologia congenita che causa l'ispessimento dei liquidi corporei, danneggiando polmoni, sistema digerente e altri organi).

La maggior parte di questi disturbi, inoltre, comporta la riduzione, quando non l'arresto, del flusso biliare (colestasi), che ha per effetto un aumento della concentrazione di bilirubina coniugata (e quindi prossima ad essere espulsa) nel sangue.

Un’altra causa è rappresentata dall’incompatibilità materno-fetale, che può favorire l’insorgenza di una malattia emolitica nel neonato: se il gruppo sanguigno o il fattore Rh sono diversi tra mamma e figlio, è possibile che il sistema immunitario materno distrugga i globuli rossi del feto, causando quindi anche una maggiore produzione di bilirubina. Sono note come incompatibilità Rh e incompatibilità AB0.

Come distinguere ittero fisiologico e patologico

Osservare il cambiamento di colore della pelle non è sufficiente per completare la diagnosi: è necessario infatti anche rilevare in che giornata l’ittero compare e poi scompare, e misurare la concentrazione della bilirubina nel sangue prelevandone una goccia dal tallone del neonato.

Si definisce fisiologico un ittero caratterizzato da concentrazioni di bilirubina che non superano i 12 mg/dl: si manifesta sempre dopo le prime 24 ore di vita (di solito fra la 2a-4a giornata di vita) e scompare lentamente verso la 5a-7a giornata.

Se invece compare in prima giornata o si prolunga per una o due settimane, allora è da considerarsi patologico. In questo caso la concentrazione di bilirubina supera spesso i 15 mg/dl e la tipica colorazione giallastra della cute si accompagna a letargia, mancanza di appetito, irritabilità o difficoltà respiratorie.

Sintomi caratteristici
Ittero fisiologico

Si manifesta di solito fra la 2a-4a giornata e scompare lentamente verso la 5a-7a giornata

Bilirubina < 12 mg/dl

Ittero patologico

Compare in prima giornata o si prolunga per una o due settimane

Bilirubina>15 mg/dl

Trattamenti: non sempre sono necessari

Se l’ittero è considerato fisiologico e la concentrazione di bilirubina si mantiene entro livelli accettabili, il pediatra non ritenga necessario sottoporre il neonato ad alcuna terapia, ma che consigli solamente di esporlo il più possibile, ma con le dovute cautele, alla luce del sole.

Se invece viene diagnosticato un ittero patologico, o se il livello di bilirubina nel sangue raggiunge valori preoccupanti, i trattamenti solitamente prescritti sono:

- la fototerapia, che consiste nel posizionamento del neonato sotto una lampada che emette luce a lunghezze d’onda che favoriscono l’eliminazione della bilirubina attraverso i reni (in genere quella blu è la più efficace);

- l’exsanguinotrasfusione, che prevede una trasfusione di sangue attraverso il cordone ombelicale.

Quest'ultima viene, però, riservata solo ai casi più gravi, in particolare in presenza di malattia emolitica causata da incompatibilità materno-fetale o nei neonati che non rispondono alla fototerapia e rischiano un danno cerebrale.

Lisa Trisciuoglio
Lisa Trisciuoglio
Milanese di nascita, cresce alle porte della metropoli, dove ritorna per frequentare la Facoltà di Scienze biologiche all’Università statale di Milano. Fin dalla tesi di laurea decide di dedicarsi alla ricerca scientifica, prima all’Istituto europeo di oncologia, poi in un laboratorio del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove consegue un PhD in biologia cellulare e molecolare. In quegli anni, accanto alla passione per la ricerca, matura anche l’interesse per la divulgazione scientifica. Al termine del PhD, decide infatti lasciare il camice e le provette per entrare nel mondo dell’editoria medico-scientifica. Durante lo svolgimento del Master in “Comunicazione e salute: dall’informazione alla formazione”, presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano, fa la sua prima esperienza in un’agenzia di comunicazione scientifica, e da quel momento intraprende diverse collaborazioni nell’ambito della medicina e della salute, sia verso il grande pubblico sia nei confronti del medico e del farmacista. Nel frattempo, inizia anche la sua avventura di mamma, prima di Anna e dopo qualche anno del piccolo Giacomo. Da quel momento in poi la sua vita si divide fra la famiglia e il lavoro, che continua a svolgere come freelance per diverse agenzie di comunicazione ed editoria scientifica.

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