Influenza, l’ABC dei virus

Si conoscono tre tipi di virus influenzali, chiamati A, B e C. Hanno differenti caratteristiche e diversa pericolosità. Impariamo a conoscerli meglio.

La storia dell’influenza ha inizio nel 1933, in Gran Bretagna, quando venne identificato il primo virus influenzale che colpisce l’essere umano.

Per la verità già in precedenza erano stati isolati virus influenzali in polli o maiali, e ovviamente l’influenza, come malattia, esisteva già da secoli.

Dagli anni ’30 a oggi gli scienziati hanno individuato più tipi di virus, che sono stati classificati in tre famiglie: di tipo A, B e C.

Le tre famiglie in dettaglio

  • I virus di tipo A sono i più comuni. Circolano nell’organismo umano, ma anche in quello di altre specie animali, quali uccelli, maiali e cavalli. Essenzialmente sono virus aviari, alcuni dei quali si sono adattati all'uomo, ma possono passare anche attraverso i suini, come sembra sia successo nel 2010 con la nuova influenza originata in Messico (H1N1). Sono responsabili delle forme più serie di influenza e possono causare epidemie e pandemie.

  • I virus di tipo B circolano soltanto nell’organismo umano. Anche loro possono causare epidemie, ma non sembra siano in grado di indurre pandemie, cioè le infezioni su larga scala. Determinano, in genere, una forma di influenza meno grave di quella dovuta ai virus di tipo A, anche se hanno le potenzialità per diventare pericolosi, qualora mutassero.

  • I virus di tipo C non sono collegati a pandemie né a grandi epidemie, e, di solito, causano infezioni asintomatiche o molto lievi, quindi con scarsa rilevanza dal punto di vista clinico.

Virus Caratteristiche Manifestazioni
Virus di tipo A Circolano nell’organismo umano,
ma anche in quello di altre
specie animali, quali uccelli,
maiali e cavalli
Sono responsabili delle forme
più serie di influenza e possono
causare epidemie e pandemie
Virus di tipo B Circolano soltanto
nell’organismo umano
Possono causare epidemie, ma
non sembra siano in grado di
indurre pandemie
Virus di tipo C Hanno scarsa rilevanza dal
punto di vista clinico
Non sono collegati a pandemie
né a grandi epidemie

    La struttura dei virus

    Tutti i virus A, B e C appartengono al genere Orthomixovirus. In pratica
    sono particelle sferiche od ovoidali che contengono acido ribonucleico
    (RNA), racchiuso da un involucro proteico costituito da due principali
    componenti: emoagglutinine (H) e neuraminidasi (N).
    Tali componenti sono quelle che permettono al virus di penetrare all’interno delle cellule dell’organismo (uomo o animale) e di infettarle. E sono anche i composti che funzionano da antigeni, cioè sono riconosciuti dal nostro sistema immunitario nei confronti dei quali organizza i propri strumenti di difesa.

    Mentre i virus di tipo B e C non hanno sottotipi, quelli di tipo A presentano differenti proteine H o N sulla loro superficie, e, quindi, sono suddivisi in sottotipi.

    A oggi, sono tre i sottotipi di virus A, correlati a gravi pandemie di influenza umana, e precisamente i virus H1N1, legati all’influenza denominata Spagnola, che ha dato origine alla pandemia verificatasi nel 1918, gli H2N2 (causa della pandemia di Asiatica del 1957) e i virus H3N2 detti anche Hong Kong, responsabili della pandemia del 1968.

    Mutazioni pericolose

    Una delle caratteristiche peculiari dei virus influenzali è la loro possibilità di mutare. Le mutazioni interessano prevalentemente gli antigeni di superfici e H e N, rendendo più difficile il riconoscimento del virus da parte del nostro sistema immunitario.

    I cambiamenti possono avvenire attraverso due meccanismi differenti:

    • Il primo, detto slittamento antigenico (o deriva antigenica o antigenic drift), avviene continuamente sia nei virus A sia nei B, è graduale e porta a piccole mutazioni nelle strutture proteiche di superficie. È il fenomeno responsabile delle variazioni dei virus stagionali.
    • Il secondo, definito spostamento antigenico (antigenic shift), avviene invece soltanto occasionalmente (ogni 10-30 anni), interessa solo il virus A e produce nuove varietà virali, con una o entrambe le strutture di superficie H e N completamente sostituite a causa di uno “scambio” tra un virus umano e uno animale.

    Questi nuovi virus, quindi, completamente sconosciuti al sistema immunitario umano, sono in grado di trasmettersi rapidamente e a grandi distanze in tutti i gruppi di età, questo potrebbe causare una pandemia (un’epidemia che si diffonde su scala mondiale).

    Quando si verifica il cambiamento simultaneo dei due antigeni di superficie l’influenza particolarmente pericolosa, come accadde nel 1918 con il virus H1N1 e nel 1957, quando comparve il sottotipo H2N2, ma anche nel 1968, quando si verificò la Hong Kong, dovuta al sottotipo H3N2, meno grave delle precedenti poiché lo shift coinvolse solo l'emoagglutinina (H) e in parte della popolazione erano presenti anticorpi contro la neuroamidasi N2.

    Per fortuna le mutazioni più frequenti sono quelle minori, che producono piccole varianti dei virus A e B, verso le quali la popolazione presenta un certo grado di immunità.

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