Incontinenza urinaria maschile: tutte le soluzioni

Tra i disturbi più diffusi in Occidente, l’incontinenza colpisce più spesso le donne, ma può riguardare anche gli uomini. Ecco come affrontarla.

Quando si parla di incontinenza urinaria ci si riferisce all’incapacità di controllare la minzione, che può sfociare nella perdita involontaria di urina. Si tratta di una problematica molto diffusa, soprattutto tra le donne, ma non risparmia neppure gli uomini. 

Le cause possono essere molteplici, da infezioni che riguardano le vie urinarie, fino a problematiche che interessano la ghiandola prostatica o il sistema nervoso. Nonostante di per sé non sia un disturbo pericoloso per la salute, i suoi risvolti psicologici possono essere fonte di ansia e stress: si pensi per esempio alla necessità di indossare assorbenti e/o pannoloni per mascherare le perdite urinarie. Fortunatamente esistono trattamenti medici, riabilitativi e chirurgici per affrontare questo disturbo.

Un problema, tante facce

Esistono diversi tipi di incontinenza urinaria. Si distingue, in particolare, tra quella da sforzo e quella da urgenza: la prima si verifica durante sforzi fisici come ridere, tossire, starnutire, cambiare posizione ecc. La seconda, detta anche sindrome della vescica iperattiva, è accompagnata o immediatamente preceduta da un bisogno di urinare impellente, che non si riesce a trattenere e che spesso si associa a una minzione frequente. L’incontinenza mista è data dalla compresenza di entrambe le forme.

Generalmente l’incontinenza da sforzo è più frequente nelle donne perché, nel sesso maschile, la prostata offre una barriera contenitiva naturale alla vescica, ma le persone che affrontano un trattamento chirurgico di rimozione della ghiandola prostatica (ad esempio a seguito di un tumore che la riguarda), si trovano di fatto con la vescica indifesa, e presentano uno sfintere urinario (o uretrale, la struttura muscolare che controlla la fuoriuscita di urina dalla vescica) indebolito. Gli uomini che subiscono questo tipo di intervento sono inoltre spesso esposti alla forma mista, perché l’intervento di prostatectomia può incidere negativamente sulle strutture nervose vicine, determinando una vescica iperattiva.

Il trattamento dell'incontinenza urinaria non è univoco, e dipende dal tipo di incontinenza, dalla sua gravità e dalla causa che l’ha generata. Il primo passo è quindi arrivare a una diagnosi precisa del disturbo. Dopo di ché il medico di fiducia potrà suggerire l’approccio più opportuno (o una combinazione di trattamenti), solitamente partendo da quelli meno invasivi, per poi passare ad altre opzioni se queste tecniche falliscono.

Primo passo: modifiche comportamentali e riabilitazione

La prima misura consigliata contro qualsiasi forma di incontinenza, anche nell’uomo, consiste in un approccio “comportamentale”. Esistono infatti delle strategie piuttosto semplici che possono portare a dei veloci miglioramenti. 

Si può per esempio provare la tecnica del “doppio svuotamento”, per imparare a svuotare completamente la vescica ed evitare così gli episodi di incontinenza: si urina una prima volta, si aspetta qualche minuto e poi si ritenta. Un altro piccolo trucco è quello di recarsi ai servizi igienici ogni due o quattro ore, piuttosto che aspettare lo stimolo della minzione. Un altro fattore che può aiutare a riprendere il controllo della vescica, e contrastare l’incontinenza, è la gestione oculata dei liquidi assunti con la dieta: potrebbe essere necessario ridurre o evitare l'assunzione di alcol e caffeina o degli alimenti più acidi. Inoltre, può aiutare ridurre il consumo generale di liquidi, perdere peso o aumentare il livello di attività fisica svolta. Infine, si può eseguire un vero e proprio allenamento della vescica, per ritardare la minzione dopo aver sentito il primo impulso di urinare: si può iniziare cercando di aspettare 10 minuti ogni volta che si sente il bisogno di urinare. L'obiettivo è quello di allungare il tempo tra una minzione e l’altra fino a quando si urina ogni 2-3 ore.

Il secondo approccio che si può tentare è di tipo riabilitativo, con esercizi specifici per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico del perineo (un sistema muscolare di estrema importanza per il sostegno dei visceri pelvici, per la continenza urinaria e anale, e per la funzione sessuale), permettendo così di compensare la perdita di tenuta dello sfintere uretrale. Esistono varie tecniche di riabilitazione tra cui scegliere con l’aiuto del medico, come per esempio la chinesiterapia pelvi perineale, che consiste in una serie di esercizi volti a rinforzare il pavimento pelvico. I più conosciuti sono i cosiddetti esercizi di Kegel, particolarmente efficaci per l'incontinenza da stress. Il primo passo nella chinesiterapia pelvi perineale è la presa di coscienza dei fasci muscolari coinvolti nel meccanismo della minzione, che spesso sono utilizzati senza l’opportuna consapevolezza.  

Ecco un classico esempio di questi esercizi: stringere (cioè contrarre) i muscoli che verrebbero utilizzati per smettere di urinare, e provare a trattenere la contrazione per 2-3 secondi, per poi rilassare per altri 2-3 secondi. Bisognerebbe tentare di eseguire, ogni giorno, almeno tre serie da 10 ripetizioni ciascuna, aumentando progressivamente la durata della contrazione (fino ad arrivare a circa 10 secondi). 

Per ottenere benefici occorre sottoporsi a sedute regolari per alcuni mesi, seguendo le indicazioni del proprio medico, che saprà indicare il tipo di esercizi e il numero di ripetizioni più adatto al paziente. Per aiutare ad indentificare e a contrarre i muscoli giusti, il medico di fiducia può suggerire di lavorare, durante queste sedute, con un fisioterapista o di tentare alcune tecniche di biofeedback. 

Farmaci e infiltrazioni

Se la riabilitazione non basta, esistono farmaci efficaci soprattutto contro l’incontinenza da urgenza, perché riescono a calmare una vescica iperattiva: si tratta degli anticolinergici (in particolare degli antimuscarinici). Tali molecole si legano ai recettori muscarinici dell’acetilcolina che si trovano a livello della placca muscolare, e ne bloccano l’azione. In questo modo inducono un rilassamento dei muscoli lisci dell’uretere e della parete vescicale, e quindi riducono lo svuotamento della vescica.  Possono inoltre aumentare la quantità di urina che si è in grado di espellere in una sola volta, aiutando a svuotare completamente la vescica. Tra questi ci sono l’ossibutinina, la tolterodina, la darifenacina, la fesoterodina e la solifenacina. Un’altra categoria di medicinali che può essere di aiuto è quella degli alfa bloccanti, che agiscono sui recettori dell’adrenalina presenti sulla muscolatura liscia. Negli uomini con incontinenza da urgenza, questi farmaci rilassano i muscoli del collo della vescica e le fibre muscolari della prostata e facilitano lo svuotamento della vescica. Esempi sono la tamsulosina, l'alfuzosina, la silodosina, la doxazosina e la terazosina. Infine esiste una categoria di farmaci relativamente nuova, che va sotto il nome di beta-3 agonisti adrenergici. Questi farmaci agiscono bloccando le contrazioni involontarie della vescica, incrementandone la capacità di contenere urina e, quindi, ritardando l’urgenza di fare pipì. La scelta del principio attivo più adatto spetta al medico, mentre l’acquisto è completamente a carico dei pazienti.

Se i farmaci non funzionano, in caso di incontinenza da urgenza possono essere utili anche infiltrazioni vescicali con la tossina botulinica, che agisce modulando il rilascio di diversi neurotrasmettitori (blocca per esempio l’acetilcolina, responsabile della contrazione muscolare, determinando così il rilassamento della vescica e una riduzione dell’urgenza). Il trattamento va ripetuto nel tempo, perché gli effetti del botulino sono reversibili, e attualmente è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale solo in alcune Regioni (come Piemonte e Lazio).

Un aiuto anche dalla chirurgia

Se l’incontinenza da sforzo non risponde alla riabilitazione si può intervenire chirurgicamente. Nell’uomo si ricorre principalmente all’inserimento di una sottile striscia di prolene per sostenere l’uretra in modo che, quando si fa uno sforzo, l’uretra stessa si restringa, bloccando le perdite di urina. L’operazione, dispensata dal Servizio Sanitario Nazionale, si effettua in anestesia locale.

Anche contro l’incontinenza d’urgenza, quando riabilitazione, farmaci e botulino non sono di aiuto, esiste un’opzione chirurgica: la neuromodulazione sacrale. Consiste nell’impianto sotto la pelle delle natiche di una sorta di pacemaker, collegato tramite un filo sottile ai nervi sacrali, che invia impulsi elettrici a bassa intensità che permettono di rimodulare e coordinare la funzionalità della vescica. Il sistema, impiantato in centri altamente specializzati, è totalmente reversibile e a carico del Servizio sanitario nazionale.

Forma di incontinenza urinaria Come/quando si verifica Rimedi
Da sforzo

Si verifica a seguito di sforzi fisici come ridere, tossire, starnutire, cambiare posizione. Più frequente nelle donne.

Negli uomini si può verificare in caso di intervento chirurgico per tumore prostatico

Esercizi di riabilitazione per rafforzare la muscolatura del pavimento pelvico del perineo 

Intervento chirurgico con inserimento di una fettuccia di prolene per sostenere l’uretra

Da urgenza (o sindrome della vescica iperattiva) Accompagnata, o immediatamente preceduta, da uno stimolo impellente alla minzione che non si riesce a trattenere. Spesso si associa al bisogno di dover urinare frequentemente

Esercizi di riabilitazione per rafforzare la muscolatura del pavimento pelvico del perineo 

Farmaci che agiscono bloccando le contrazioni involontarie della vescica: anticolinergici (o antimuscarinici) e la nuova categoria dei beta-3 agonisti adrenergici

Infiltrazioni vescicali con la tossina botulinica, da ripetere nel tempo

Intervento di neuromodulazione sacrale

Valeria Ghitti
Valeria Ghitti
Nata sulle sponde bresciane del lago d’Iseo con la passione per il giornalismo nelle vene, comincia, nell’estate del 2000, freschissima di diploma al liceo classico, a muovere i primi passi nella redazione di un service giornalistico milanese, e a collaborare così con testate nazionali femminili e di salute. Nello stesso periodo inizia il percorso universitario in Scienze della comunicazione a Trieste, che prosegue parallelamente al lavoro. Diventata giornalista pubblicista nel 2003, porta avanti collaborazioni con numerose testate della carta stampata, per lo più settimanali e mensili a tiratura nazionali, ma anche testate online e radiofoniche, occupandosi di salute (dall’alimentazione alla sessualità, dalla medicina al benessere, alla psicologia), divulgazione scientifica, bellezza, ambiente, stili di vita e gossip. Negli anni affianca all’attività giornalistica quelle di ufficio stampa (soprattutto nell’ambito turistico, della cultura e dello spettacolo), di correttrice di bozze, di ghostwriter e di web content editor e, più recentemente, quella di mamma. Freelance praticamente da sempre e ormai a un passo dalla laurea, dal 2016 può annoverare tra le sue collaborazioni anche quella con SapereSalute.it

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