Dopo la fine di un matrimonio è necessario ritrovare al più presto l’equilibrio interiore e rideclinare la propria idea di felicità, al singolare.
Il futuro sarà dei single, meglio attrezzarsi fin da subito e considerare l’idea che una separazione non è la fine del mondo, anzi. A sostenerlo il Pew Reaserch Center di Washington, istituto specializzato in ricerche sociodemografiche, secondo cui entro un paio di decenni o poco più, lo status di non coniugato sarà il prevalente. Risultato di matrimoni spezzati, convivenze fallite, scelte sbagliate.
Passato il fisiologico periodo di tristezza, disperazione e rabbia post-abbandono, ritrovarsi da soli diventa davvero una grande opportunità, in quanto viene offerta la possibilità di trasformare la propria vita in modo più soddisfacente.
«Freud diceva che spesso barattiamo la felicità con la sicurezza, per il terrore di rimanere da soli» spiega Ameya G. Canovi, psicologa, che da anni si occupa di dipendenza amorosa. «Ma quante persone sono già sole in coppia, quante vivono nell’illusione della relazione? E quante accettano come dati di fatto immodificabili la routine e l’impoverimento della relazione pur di mantenerla in piedi?».
Soli, ma socievoli
Sarà soltanto un vecchio proverbio, eppure “meglio soli che male accompagnati” andrebbe ripetuto a se stessi come un mantra. Perché riuscire a stare bene da soli, sapere come farsi compagnia, è il primo passo verso la serenità. Secondo i ricercatori del Dipartimento di Psicologia della University of California, inoltre, i single sono tendenzialmente più socievoli con i vicini, hanno rapporti migliori e più frequenti con la famiglia d’origine e partecipano in modo più attivo alla vita di quartiere e cittadina, occupandosi anche di volontariato. Che essere single ci renda persone migliori?
«Non è importante tanto dedicarsi a mille attività, non si tratta di riempire i vuoti – continua la psicologa – quanto imparare ad ascoltarsi, creare uno spazio di silenzio e pienezza con se stessi, individuare le proprie priorità, emozioni, interessi. Piacersi e fare qualcosa per se stessi è il primo passo verso una “singletudine” felice».
Adesso scelgo io
Esercizi per cominciare: andare al cinema, al ristorante, a un concerto, a una corsa campestre da soli. Quante volte abbiamo rinunciato a un’uscita perché il partner non ne aveva voglia? E perché aspettare un amico per fare qualcosa che ci piace? E, soprattutto, sappiamo davvero cosa ci piace? «Non è così automatico – conclude la psicologa. Spesso facciamo l’errore, in buona fede, di far scegliere all’altro. Magari non ci sembra così importante fare piccole rinunce, ma a lungo andare ci si dimentica di ciò che siamo nel profondo con il rischio, a storia finita, di non riconoscerci più».
L’ideale è quindi mantenere la propria singolarità anche in coppia: se l’amore con il partner finirà, resterà pur sempre quello per noi stessi.