Ipertensione in gravidanza: come tenerla sotto controllo

In gravidanza è importante valutare i valori di pressione massima e minima per non rischiare complicanze.

Durante la gravidanza è importante tenere sotto controllo la pressione: valori fuori dalla norma possono essere un campanello d’allarme. Un recente studio segnala come è possibile individuare le donne in attesa più a rischio e quali trattamenti prescrivere per evitare le complicazioni.

Spiega Nicola Persico, Responsabile del Servizio di medicina e chirurgia fetale, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano: «Dopo il quinto mese di gravidanza, occorre fare attenzione se a una donna sale la pressione fino a superare i valori di riferimento (140 mmHg per la massima, 90 mmHg per la minima). La futura mamma può rischiare una preclampsia, o gestosi, una situazione che può avere effetti anche gravi sia sulla donna sia sul nascituro».

Si parla di gestosi (che si verifica nel 2-3% delle donne in gravidanza) quando l'incremento pressorio rilevato dopo la 20ª settimana di gestazione si accompagna a proteinuria, cioè la presenza di proteine nelle urine.

Se invece l’aumento della pressione si verifica in assenza di proteinuria e di altri segni di coinvolgimento sistemico, allora si parla di ipertensione gestazionale, che riguarda il 3-4% delle gestanti.

In altre parole la presenza di proteine nelle urine è il campanello d’allarme che segnala una situazione più complessa, in quanto vengono compromessi anche fegato e reni.

In ogni caso, se si riscontra un aumento significativo della pressione arteriosa è importante iniziare tempestivamente una terapia farmacologica con l’obiettivo di mantenere la pressione entro i limiti di sicurezza.

Il rischio di sviluppare una gestosi aumenta con l’età materna, il peso, una storia di gestosi in famiglia o in precedenti gravidanze e in caso di gravidanza gemellare.

L’importanza di una diagnosi precoce

Le cause della gestosi non sono ancora ben note, ma si sa che nello sbalzo di pressione c’è anche un problema di non corretta interazione tra la placenta e l’utero materno.

La forma più grave, ma per fortuna meno frequente, di gestosi si manifesta prima della 37a settimana. Esiste anche una gestosi che può insorgere subito prima o subito dopo il parto. Se la situazione lo richiede, è necessario far nascere subito il bambino e rimuovere la placenta dall’utero.

Prosegue Persico: «La prima regola è dunque quella di tenere sotto controllo la pressione. Si tratta di un’operazione molto semplice. Basta utilizzare l’apposito apparecchio a casa propria, oppure recarsi in farmacia. Se i valori pressori superano quelli normali, allora è bene rivolgersi al proprio medico».

È infatti importante non sottovalutare un rialzo pressorio in modo da riuscire a individuare le gravidanze a rischio di gestosi il più presto possibile. Un recentissimo studio, a cui ha preso parte anche l’Italia con l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha indicato una possibile strada.

«La ricerca, che è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato che, a partire dalla 12a settimana, è possibile eseguire un test di screening che prende in considerazione vari fattori: la storia clinica della donna, l’età della futura mamma, il peso, precedenti gravidanze e casi di gestosi in famiglia. Durante un’ecografia di controllo, assieme ad altri parametri, si misura il flusso di sangue che arriva all’utero e alla placenta. Un calcolo che tiene conto di tutti questi valori indica se la donna è a rischio».

Quali misure prendere in questi casi?

«Lo studio ha dimostrato che si può fare un’efficace prevenzione prescrivendo un’aspirina da 150 mg a partire dalla 12a settimana: questo trattamento riesce a favorire una migliore interazione tra la placenta e i vasi sanguigni dell’utero. Lo studio riporta infatti più del 60% in meno di frequenza di gestosi nelle donne che hanno assunto l’aspirina rispetto al gruppo placebo».

Alessandra Margreth
Alessandra Margreth
Nata e cresciuta a Milano, da sempre amante della scrittura, si è laureata in Lettere all’Università Cattolica. Inizia l’attività giornalistica nella redazione di Alba, settimanale femminile della Compagnia di San Paolo, dove ha ricoperto i ruoli di redattore e caposervizio. Dopo esperienze in altre testate a larga diffusione, si trova quasi per caso a collaborare con il settore della salute, si appassiona e decide di proseguire la sua professione in questo campo. Dal 2000 collabora con Repubblica Salute, cartaceo e online. Sempre nel campo della salute ha scritto anche per diverse testate di vari editori. Dato che la divulgazione ha molte facce, ha lavorato anche come autore televisivo e ora alle collaborazioni affianca attività di consulenza nella comunicazione aziendale nel settore. Ama molto il mare, quando può fa lunghe passeggiate in mezzo alla natura. Non ha figli ma dispone di cinque nipoti. Ha letto un po’ di tutto, ora in vacanza sceglie gialli d’autore. Tra le sue mete preferite la Grecia e la Sicilia.  

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