"Ghiandola del Bartolino infiammata"
Circa tre anni fa avevo fatto una risonanza magnetica nella quale era risultato un leggero ingrossamento della ghiandola di Bartolino, ma senza che io ne avvertissi la presenza fino ad oggi. Da circa una settimana ho sentito un rigonfiamento e noto una vera e propria cisti dura al tatto, ma che non mi crea fastidi. Vorrei sapere se posso prevenire in qualche modo la comparsa dell’ascesso e se facendo degli impacchi di acqua calda il problema possa risolversi da solo? O in questo tipo di infiammazioni gli impacchi devono essere freddi?
Risponde: Arisi Emilio - Ginecologo
Una corretta diagnosi della infiammazione di una ghiandola di Bartolino non richiede certamente l’uso di una risonanza magnetica, che risulta essere evidentemente una risorsa tecnologica sprecata e non adeguata al caso. Per diagnosticare un’eventuale infiammazione o addirittura un ascesso della ghiandola di Bartolino basta molto semplicemente la osservazione e la palpazione della zona. Vi sono ovviamente alcuni accorgimenti per limitare la irritazione della zona e quindi l’ulteriore ingrossamento. Il primo di questi può essere liberarsi degli indumenti intimi appena possibile. Talora possono essere utili impacchi caldo umidi con soluzioni disinfettanti, oppure la applicazione di ammonio solfoittiolato. In certi casi può essere utile l’assunzione di antibiotici ed antinfiammatori. È opportuno concordare le modalità di utilizzo di queste pratiche con il proprio medico di medicina generale o con il ginecologo. Quando invece la formazione assume una struttura ascessuale, essa va incisa e marsupializzata. Ma anche con questa procedura talvolta l’ascesso può recidivare. È importante infine ricordare che la ghiandola di Bartolino è una ghiandola simmetrica (bilaterale) e che il fenomeno infiammatorio può presentarsi anche dalla parte opposta della vulva.