Dialisi: quando non se ne può fare a meno

Non tutti i pazienti con malattia renale cronica devono sottoporsi a dialisi. Ecco quando questa procedura diventa indispensabile.

La dialisi può essere una scelta obbligata per chi soffre di malattia renale cronica, uno dei problemi più diffusi nella popolazione anziana di tutto il mondo.

In Italia la prevalenza di questa condizione nella fascia di età compresa tra i 35 e i 79 anni è pari al 7,5% tra gli uomini e al 6,5% tra le donne.

Fortunatamente non tutti questi pazienti necessitano di essere sottoposti a questa procedura; in alcune circostanze, però, diventa inevitabile.

A cosa serve la dialisi?

La dialisi permette di far fronte all'accumulo di tossine e acqua causato dal malfunzionamento dei reni.

Infatti, in condizioni normali questi organi svolgono una vera e propria azione disintossicante, depurando il sangue dalle sostanze di scarto che potrebbero essere pericolose per cellule, organi e tessuti. Inoltre, evitano l'accumulo eccessivo di fluidi eliminando l'acqua in eccesso. Di conseguenza, in caso di malattia renale cronica l'organismo accumula tossine e acqua.

La dialisi non riesce a supplire completamente al mancato funzionamento del rene, ma agendo come un vero e proprio sostituto artificiale della funzione renale permette di gestire almeno in parte la situazione.

I tipi di dialisi

Il fenomeno su cui si basa la dialisi è la diffusione dell'acqua e delle sostanze di scarto attraverso una membrana semipermeabile che separa il sangue da depurare dal cosiddetto liquido di dialisi: i prodotti che dovrebbero essere eliminati dal rene passano attraverso la membrana semipermeabile spostandosi dal sangue (dove sono più concentrate) al liquido di dialisi.

Tutto ciò può avvenire secondo due meccanismi: l'emodialisi e la dialisi peritoneale.

Nel primo caso il filtro è esterno all'organismo. Il sangue da depurare viene prelevato dal paziente e fatto scorrere da un lato di una membrana semipermeabile, mentre dall'altro lato viene fatto scorrere il liquido di dialisi. Una volta depurato, il sangue viene reimmesso nell'organismo.

La dialisi peritoneale sfrutta invece la membrana naturale che riveste internamente la cavità addominale: il peritoneo. Il liquido di dialisi viene inserito all'interno della cavità addominale attraverso un catetere, e le sostanze di scarto e l'acqua in eccesso passano dal sangue al liquido di dialisi attraversando il peritoneo. Dopo un tempo prestabilito, il liquido di dialisi viene prelevato dall'addome per essere eliminato.

Dialisi, quando serve?

In genere la dialisi viene consigliata solo quando la malattia renale cronica è in fase molto avanzata.

Infatti, la funzionalità renale viene persa nel corso di mesi o addirittura anni. In questo lasso di tempo la patologia attraversa 5 stadi; mentre durante i primi 4 la terapia ha l'obiettivo di preservare il più possibile il funzionamento dei reni, nel quinto l'unico modo per gestire la malattia renale è ricorrere alla dialisi o al trapianto.

Il parametro che viene preso in considerazione dai medici per stabilire se la dialisi è necessaria è la velocità di filtrazione glomerulare (GFR, glomerular filtration rate), che durante lo stadio 5 (detto anche stadio finale della malattia renale cronica) è inferiore a 15 ml/min/1,73m2.

Purtroppo, però, anche questa procedura può portare a delle complicazioni. Per questo la scelta di sottoporsi alla dialisi è sempre il frutto di un'attenta valutazione di benefici e rischi da parte di medici e pazienti.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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