Il prurito è quella particolare condizione – senza dubbio nota a tutti – che spinge a grattarsi e che evoca immediatamente sensazioni sgradevoli.

Tra le principali cause del prurito ricordiamo certi disturbi e patologie della cute come la dermatite atopica (o eczema), che si manifesta con cute secca e inspessita, e arrossamento; l’orticaria, che può essere di origine cutanea o sistemica (dovuta a farmaci o sostanze chimiche); le infezioni micotiche della cute o le reazioni allergiche, causate per esempio dal contatto della pelle con materiali come il lattice.

Quando interessa le parti intime (nella donna riguarda la vulva, ossia i genitali esterni, e la vagina), il prurito, oltre che pregiudicare il benessere e la salute (non solo sessuale), diventa anche un disturbo imbarazzante.

Si tratta di uno dei problemi femminili più comuni e fastidiosi, che può essere causato da molteplici fattori (per esempio, patologie sessualmente trasmissibili, infezioni, agenti irritanti), ma spesso è espressione di condizioni indotte o esacerbate da uno stile di vita troppo stressante.

Il prurito vaginale conosce molteplici cause, ma nella gran parte dei casi è dovuto a infezioni (candidosi in testa) o irritazioni. Nell’insorgenza di questi disturbi è spesso chiamato in causa lo stress, e a ragion veduta. Alcune ricerche hanno mostrato, infatti, uno stretto legame tra situazioni di affaticamento psicofisico e infezioni vaginali.

Prurito intimo e stress

Lo stress, fisico e psichico, influisce negativamente sulla produzione di anticorpi e sulle cellule preposte alle difese dell’organismo, e modifica anche il delicato equilibrio tra i microrganismi “buoni” della nostra flora batterica (intestinale, vaginale ecc.) e quelli dannosi. Ecco perché durante i periodi difficili siamo più suscettibili alle infezioni, comprese quelle vaginali.

La candidosi è una di quelle che più frequentemente colpisce le donne in età fertile, ma non risparmia neanche gli uomini, gli anziani, e i bambini (in questi ultimi si manifesta di solito sotto forma di mughetto). Classificata tra le infezioni da lieviti, difficilmente può essere trasmessa al partner.

Il fungo che la causa, la Candida albicans, abitualmente presente nella vagina, in situazioni fisiologiche è in equilibrio con gli altri microrganismi presenti in questo distretto corporeo (batteri aerobi, soprattutto lattobacilli, che contribuiscono a mantenere un ambiente protetto).

Se questo equilibrio viene alterato – come può accadere durante la gravidanza, a causa dello stress, di patologie (come il diabete), di variazioni nei livelli ormonali (per esempio degli estrogeni) o in seguito all’assunzione di antibiotici o corticosteroidi – la Candida prende il sopravvento, con comparsa di prurito vaginale, in genere molto intenso, talora bruciore e dolore durante i rapporti (dispareunia) e durante la minzione (disuria), gonfiore, irritazione e “perdite” vaginali biancastre, simili a latte cagliato o ricotta. È assente, invece, quell’odore sgradevole tipico delle vaginiti causate da infezioni batteriche.

Prurito e bruciore possono essere presenti anche in caso di candida maschile, che però è più spesso asintomatica.

Secondo gli esperti in sei casi su dieci la colpa è proprio dello stress, associato ad alcune abitudini scorrette, come l’adozione di una dieta squilibrata e l’uso di indumenti intimi non adeguati. In questi casi, per una diagnosi certa e un trattamento adeguato, è bene consultare il ginecologo.

Quest’ultimo, infatti, esegue un esame pelvico durante il quale preleva un campione di secrezioni vaginali da analizzare al microscopio. Se riscontra la presenza di elementi fungini, oltre al trattamento con antimicotici (sotto forma di creme, unguenti, pomate, ovuli vaginali , compresse o capsule), può prescrivere anche probiotici, molto utili per ristabilire l’equilibrio naturale della flora batterica vaginale e così prevenire la comparsa di recidive. Si tratta di batteri buoni (lattobacilli per la precisione) che, tra le altre funzioni, hanno quella di produrre acido lattico, che permette di ristabilire il corretto pH vaginale. Oggi esiste la possibilità di somministrare per via vaginale probiotici a base di un Lattobacillo studiato e selezionato per la migliore attività in loco.

Anche un’alimentazione corretta può dare i suoi benefici, quando si tratta di prevenire la comparsa di recidive: in genere si consiglia di ridurre drasticamente i cibi ricchi di zuccheri semplici e i cibi lievitati a base di farine bianche che favoriscono la proliferazione della Candida.

Infine, è importante ricordare che la candida, se contratta in gravidanza, non costituisce un rischio né per la madre né per il feto, ma è bene curarla tempestivamente per evitare che l’infezione si trasmetta dalla mamma al bambino durante il parto.

Non solo candidosi

Quando lo stress altera le difese immunitarie locali della zona genitale, la candidosi non è l’unica infezione in cui si può incorrere. In generale, si può andare incontro a una qualsiasi vaginite, ossia tutte quelle forme infiammatorie che possono interessare la vagina e che possono essere di origine infettiva (causate da patogeni come batteri, virus, funghi, parassiti), ma anche irritative.

Perdite anomale (variabili nel colore e a volte di cattivo odore), prurito, bruciore intimo ed eritema sono generalmente i sintomi che si accompagnano a queste condizioni, come per esempio la clamidia e la gonorrea (causate rispettivamente dai batteri Chlamydia trachomatis e Neisseria gonorrhoeae), la tricomoniasi, causata da un protozoo (Trichomonas vaginalis), o l’herpes vaginale, causato dal virus Herpes simplex di tipo 2.

Una sintomatologia simile si riscontra anche nella vaginite atrofica, una condizione molto comune in menopausa, dovuta all’assottigliamento delle pareti vaginali per effetto della riduzione dei livelli di estrogeni. In questo caso, le perdite sono scarse, ma sono molto frequenti disuria, dispareunia, secchezza e bruciore.

Molto frequente è anche la vaginosi batterica, in cui alle alterazioni della microflora vaginale fa seguito uno sviluppo eccessivo di alcuni batteri normalmente presenti (in particolare la Gardnerella vaginalis) che diventano aggressivi (se sviluppata in gravidanza può determinare anche un parto prematuro) e il cui sintomo tipico è rappresentato da perdite biancastre maleodoranti. Vediamo quali sono i sintomi (che nel caso della vaginosi aumentano durante il ciclo mestruale e dopo un rapporto sessuale) e le differenze con la candidosi.

Aspetto delle secrezioni
Odore delle secrezioni
Sintomi infiammatori
Vaginosi batterica Perdite di colore bianco-grigiastro Odore marcato e molto simile quello di pesce “marcio” Rari o assenti
Candidosi Perdite biancastre, simili a latte cagliato Assente Prurito, bruciore durante i rapporti, irritazione

In considerazione proprio della variabilità delle malattie a cui si può andare incontro e che possono dare più o meno prurito intimo, è bene non tentare una diagnosi fai-da-te, ma rivolgersi al medico o allo specialista per una visita ginecologica: sulla base dei sintomi e, se necessario, di un tampone vaginale sarà possibile individuare l’agente scatenante e prescrivere così le cure più adatte (una terapia con farmaci antibiotici, per esempio, non serve se la vaginite non è di tipo batterico.

Nondimeno, per alleviare il prurito e il dolore si possono applicare sull’area genitale impacchi di ghiaccio (mai a diretto contatto con la pelle) e compresse fredde oppure, si può ricorrere a un semicupio freddo, ossia a un bagno della sola zona perineale con acqua fresca e con l’eventuale aggiunta di bicarbonato di sodio o sali di Epsom (dei sali di magnesio acquistabili in farmacia).

A causare prurito e bruciore intimo, soprattutto durante la minzione, può essere anche un’infezione delle vie urinarie, che provoca un’infiammazione della vescica (nota in medicina con il termine cistite). In questo caso, spesso si manifestano anche il bisogno frequente di urinare, la presenza di sangue nelle urine e in alcuni casi la febbre. Se si sospetta una cistite è bene rivolgersi al medico per sottoporsi a eventuali esami e ai trattamenti medici necessari.

Prurito e secchezza vaginale

La parete vaginale interna è naturalmente lubrificata da un sottile strato di muco umidificante che ha anche la funzione di difendere da attacchi esterni. La quantità di lubrificante vaginale prodotto da ogni donna è diverso, come diversi sono anche i fattori che influiscono su di essa: anche troppo stress può contribuire a rendere la lubrificazione insufficiente.

Infatti, è stato messo in evidenza che periodi prolungati di diete particolarmente restrittive, di sport o attività fisica intensa o di problemi sociali, familiari, lavorativi, sentimentali si accompagnano molto spesso a secchezza della mucosa vulvare e vaginale.

Questo problema è frequentemente associato a una alterazione del pH locale che deve essere mantenuto intorno a 4,5 per stimolare le secrezioni cervicali e garantire la normale elasticità dei tessuti.

Accompagnata, tipicamente, da pruriti e bruciori, la secchezza vaginale va quindi combattuta sia con appositi lubrificanti da applicare durante i rapporti sessuali, sia con preparati idratanti capaci di ripristinare la normale lubrificazione dell’ambiente. In generale si chiamano lubrificanti tutti quei gel o creme che mimano i liquidi naturali del corpo per lubrificare, cioè restituire morbidezza e fluidità ai tessuti genitali lì dove la secchezza e l’attrito possono creare fastidio. E non necessariamente devono essere usati durante un rapporto sessuale.

I più diffusi sono quelli a base di acqua, ma ne esistono anche alcuni contenenti siliconi o oli. Inoltre, a fianco di prodotti che non contengono eccipienti particolari, si trovano quelli a base di principi lenitivi, come aloe (alla quale sono attribuite anche proprietà anti-batteriche), camomilla e malva, utili per calmare le irritazioni delle mucose derivanti dalla secchezza. Tra i rimedi naturali per il prurito ricordiamo anche impacchi a base di acqua e bicarbonato. Per orientarsi nella scelta è però bene chiedere consigli in merito al proprio ginecologo di fiducia.

È opportuna anche un’adeguata igiene affidandosi a detergenti intimi ad azione lenitiva e specifici in caso di irritazione e bruciore intimo. Per esempio prodotti delicati a base di glicina, in grado anche di alleviare il prurito, che possono essere consigliati dal ginecologo. Da evitare invece saponi non specifici per l’igiene intima, deodoranti spray o profumi intimi e lavande vaginali.

Riacutizza un’eventuale psoriasi

Lo stress è riconosciuto come uno dei fattori ambientali che può scatenare, in chi è predisposto, la psoriasi e anche riacutizzarne i sintomi. Si tratta di una malattia autoimmune su base genetica in cui il sistema immunitario si scatena contro le cellule della pelle causandone l’infiammazione cronica e la riproduzione accelerata, con la comparsa, nella forma detta “a placche”, di chiazze rossastre ispessite, ricoperte da una sorta di squame bianco-argentate.

Una forma meno frequente di psoriasi colpisce le parti intime: lì le chiazze sono più arrossate e lisce, quasi prive di desquamazione, e possono essere particolarmente pruriginose. Chi soffre di questa forma, quindi, in caso di forte stress può fare i conti anche con il riacutizzarsi di tale prurito intimo.

Contro la psoriasi sono disponibili sia terapie locali sia sistemiche, che, se seguite correttamente, permettono nella maggior parte dei casi di tenere sotto controllo la malattia. È altrettanto importante evitare, nel caso delle parti intime, biancheria troppo stretta che sfregando con la pelle può creare irritazioni.

Per alleviare il prurito non bisogna grattare le lesioni, ma optare per creme e oli consigliati dal dermatologo, così come mantenere la pelle il più possibile idratata con creme emollienti.

Grattarsi alimenta il prurito

Il prurito, anche quello intimo, porta con sé un’irrefrenabile voglia di grattarsi per trovare sollievo. Ma questo non fa che alimentare un circolo vizioso.

A confermarlo è stata una ricerca condotta dagli scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis sui topi, i cui risultati sono stati pubblicati online sulla rivista Neuron. Stando agli studiosi, grattarsi induce il cervello a rilasciare serotonina, che in qualche modo intensifica la sensazione di prurito.

È noto da tempo agli scienziati che grattarsi crea una lieve quantità di dolore nella pelle. Tale segnale di dolore può interferire con quello del prurito, almeno temporaneamente, tanto che le cellule nervose del midollo spinale inviano al cervello appunto segnali di dolore invece che di prurito.

Per tutta risposta il cervello produce la serotonina, neurotrasmettitore che ha l’obiettivo di aiutare a controllare gli stimoli dolorosi. Secondo gli studiosi, però, questa stessa sostanza chimica finisce per influenzare l’intensità del prurito.

Lo avrebbero capito proprio osservando i topi. Gli scienziati hanno infatti allevato un gruppo di topi modificato geneticamente in modo da privarli dei geni che servono per produrre serotonina. Quando a questi animali è stata iniettata una sostanza in grado di stimolare il prurito, si è visto che si grattavano molto meno dei topi non modificati geneticamente. Quando, però, agli stessi topi veniva iniettata serotonina, il loro comportamento nei confronti del prurito tornava simile a quello degli altri roditori.

Questo dimostrerebbe che, se da un lato grattarsi può alleviare la sensazione di prurito creando un dolore minore, la risposta del corpo finisce per scatenare un prurito peggiore, per cui è opportuno cercare di grattarsi il meno possibile per disinnescare il meccanismo pruriginoso.

Donna che si gratta

Prurito intimo e rapporti sessuali

Una sensazione di prurito e bruciore intimo che compare in concomitanza o dopo un rapporto sessuale sono segnali che non dovrebbero essere sottovalutati, nell’uomo come nella donna.
Specie se si hanno rapporti non protetti, il disagio potrebbe essere il campanello d’allarme di una malattia sessualmente trasmissibile o di un’infezione di altra origine, causate da funghi, batteri, protozoi o virus. Per questo è sempre opportuno contattare il proprio medico o uno specialista (ginecologo per le donne, urologo o andrologo per gli uomini).

Anche se si utilizza il preservativo un prurito intimo è sempre un avvertimento che qualche cosa non va. Ecco le principali cause e alcuni rimedi che possiamo adottare.

Quando la causa è l’allergia

Un’evenienza che deve essere presa in considerazione quando compaiono eritema, puntini rosso vivo o piccoli pomfi pruriginosi sulla cute dei genitali maschili (pene, glande, scroto) o dei genitali femminili (area vulvare) oppure arrossamento sulla mucosa vaginale è una reazione allergica locale.

A scatenarla può essere il lattice, con il quale è fatta la maggior parte dei preservativi, ma anche additivi di vario tipo (profumi, lubrificanti ecc.) o prodotti quali spermicidi e simili. A volte, anche i prodotti per la depilazione dell’area genitale possono causare ipersensibilità o allergie.

Può accadere anche che la donna sia sensibilizzata allo sperma, una situazione rara e che può variare da un partner a un altro a seconda delle particolari proteine contenute nel liquido seminale di ciascuno.

Nel primo caso la soluzione è utilizzare profilattici privi di lattice, mentre nel secondo è proprio quella di usare il preservativo per proteggersi dalle proteine allergizzanti.

Per capire quali sono le cause del prurito e delle altre manifestazioni dell’allergia è necessario prestare attenzione ai dispositivi e ai prodotti che si applicano localmente nell’area genitale prima, durante o dopo il rapporto sessuale, per cercare di individuare una correlazione. Quindi, si deve provare a evitare quelli “sospetti”, eliminandone uno per volta per verificare se i sintomi scompaiono o se si presentano comunque.

Se ci si accorge che a creare problemi è un materiale o un prodotto specifico, sarebbe utile consultare il medico di fiducia o uno specialista per eventuali approfondimenti allergologici (Patch test cutanei ed, eventualmente, Rast test sul sangue), necessari per precisare la natura delle allergie presenti e individuare soluzioni appropriate. Per esempio, in caso di allergia al lattice, si dovrà evitare il contatto con oggetti che lo contengono anche al di là della vita sessuale (guanti, cannule per procedure mediche ecc.).

Se la causa non sono le infezioni

Nella donna, rapporti sessuali in presenza di una scarsa o assente lubrificazione vaginale possono provocare micro abrasioni che causano prurito e bruciore intimo o che peggiorano tali sintomi, se già presenti.

Scarse secrezioni intime possono derivare da un qualunque fattore che modifichi il normale equilibrio della flora batterica preposta a proteggere e a mantenerne la naturale umidità e lubrificazione vaginali.

In questi casi, i principali imputati sono un’igiene intima non idonea (per esempio, a causa dell’uso di detergenti intimi aggressivi o non adatti all’area intima, di lavande vaginali oppure di lavaggi troppo frequenti), l’uso di slip e altra biancheria intima sintetica (anziché in cotone o in altri tessuti traspiranti) e indumenti troppo attillati che non favoriscono l’aerazione della cute degli organi genitali esterni. Abitudini che sono pertanto da modificare.

Anche bassi livelli di ormoni estrogeni, quali si riscontrano nelle donne in menopausa, possono interferire negativamente con la fisiologia delle mucose e causare secchezza vaginale, rendendo il coito particolarmente irritante o, addirittura, doloroso.

Il caso della vaginosi batterica

Un altro disturbo intimo frequente nella donna è la vaginosi batterica, determinata dall’eccessiva proliferazione di alcuni germi di norma presenti in piccole quantità nella flora vaginale sana, costituita principalmente da lattobacilli.

L’insorgenza di questa condizione è favorita da tutte le circostanze che possono alterare le difese della mucosa o far aumentare il pH vaginale (rendendolo meno acido, ossia pH > 4,5), come l’uso di un detergente intimo aggressivo, le terapie antibiotiche sistemiche, lo stress, nonché l’impiego dei preparati antibiotici locali necessari per combattere la vaginosi stessa o altre infezioni genitali.

La presenza di vaginosi batterica si riconosce soprattutto per l’intenso odore di pesce avariato delle secrezioni vaginali (che può essere più intenso dopo i rapporti sessuali o durante il ciclo mestruale), che assumono un colore bianco-grigiastro e possono diventare più abbondanti del normale. Sono invece di solito assenti sintomi tipici di un’infiammazione locale, come bruciore e prurito.

Per confermare la presenza di vaginosi batterica si possono effettuare test rapidi per l’autodiagnosi (con tampone vaginale), acquistabili in farmacia senza ricetta medica e molto semplici da usare, mentre per i trattamenti è necessario rivolgersi al medico o al ginecologo, che prescriverà le cure necessarie, valutando la presenza di eventuali controindicazioni. Risulta utile in questi casi, l’applicazione locale di gel per esempio a base di acido lattico e glicogeno, per riportare l’acidità vaginale a valori normali (pH 3,5-4,0), promuovere la riformazione della flora vaginale sana e per la prevenzione di nuovi episodi

Oltre che per eliminare il disagio intimo, riconoscere e trattare la vaginosi batterica è importante perché la sua presenza incrementa le probabilità di contrarre un’altra malattia sessualmente trasmissibile e, nella donna in gravidanza, aumenta il rischio di parto pretermine, complicanze gestazionali e basso peso alla nascita del bambino.

Rimedi da adottare sempre

Per scongiurare o contrastare fastidi durante i rapporti sessuali, è comunque sempre bene seguire i consigli del ginecologo, come per esempio quello di evitare l’uso di un detergente troppo aggressivo che già di per sé irrita le parti intime, facilitando l’insorgenza di arrossamento, desquamazione e prurito intimo, fino a indurre vere e proprie dermatiti nelle persone più sensibili o predisposte.

Soprattutto in caso di prurito e fastidio si tende a lavare le parti intime più spesso: a maggior ragione devono essere usati prodotti delicati specifici, meglio se con prolungata azione lenitiva , come quelli che contengono glicina.

Una corretta igiene intima può aiutare, infatti, per la prevenzione del prurito: la detersione, sia quando è insufficiente, sia quando, al contrario, è troppo aggressiva, rappresenta di fatto uno stress per l’ecosistema vaginale, che viene così alterato.

In ogni caso, bisogna fare attenzione a mantenere il corretto equilibrio della flora batterica vaginale. Se si soffre spesso di disturbi e bruciore intimo di diversa natura, specie in caso di candidosi ricorrente, è bene proteggere l’ecosistema vaginale riequilibrandolo con fermenti lattici probiotici (ceppi selezionati di lattobacilli), oggi disponibili anche per la somministrazione locale, sotto forma di capsule vaginali.

Rispetto ad analoghi prodotti probiotici contro l’infezione da Candida albicans da assumere per bocca, le formulazioni in capsule vaginali hanno il vantaggio di “somministrare” i fermenti lattici direttamente nel punto in cui devono agire e in quantità più elevata, senza interferenze legate all’assorbimento intestinale.

Inoltre, per non incorrere in episodi ricorrenti di candida, è bene seguire un’alimentazione povera di zuccheri, cambiare spesso gli assorbenti interni e indossare biancheria traspirante.

Occorre, infine, fare attenzione anche alla depilazione dell’area genitale (che può causare infiammazione locale o irritazione), al cambio frequente degli assorbenti (sia interno sia esterno), a un prurito che compare dopo l’utilizzo del preservativo (che può indicare un’allergia al lattice) e all’abbigliamento, evitando biancheria intima o pantaloni troppo stretti (perché lo sfregamento può causare irritazioni e prurito), e tessuti sintetici (che favoriscono l’instaurarsi di un ambiente umido, favorevole allo sviluppo di microrganismi aggressivi), preferendo quelli in cotone, che facilitano la traspirazione.

In caso di prurito intimo, è comunque sempre opportuno consultare il ginecologo per valutare la possibilità che si tratti di un’infezione vaginale e individuare il trattamento più indicato.