Quando la menopausa si avvicina e gli ormoni femminili iniziano a calare può talvolta risentirne anche la tiroide. Questa ghiandola ha le dimensioni di due noci messe vicine, ma gioca un ruolo essenziale per la vita in quanto contribuisce a regolare i processi metabolici, la contrattilità cardiaca, il tono dei vasi sanguigni, i livelli di colesterolo, il peso corporeo e molte altre funzioni.

Se questa preziosa ghiandola funziona poco o male le ricadute sono quindi su più fronti. Le donne vanno incontro a patologie tiroidee molto più degli uomini. Il momento più critico è senz’altro quello della gravidanza, ma anche con l’arrivo della menopausa è utile avere un occhio di riguardo in caso di segnali sospetti.

Tiroide ed estrogeni

La funzione tiroidea è regolata dagli estrogeni. Quando questi ormoni diminuiscono, aumenta la quota di ormoni tiroidei liberi.
Nella maggior parte dei casi non ci sono particolari conseguenze, ma talvolta queste modificazioni possono portare alla luce forme di ipertiroidismo subcliniche che, oltretutto, si manifestano con sintomi (aumentata sudorazione, maggior calore del corpo e insonnia) che si vanno a sovrapporre ai classici disturbi menopausali, quali vampate e sudorazioni notturne. In alcuni casi l’aumentato livello di ormoni tiroidei liberi nel sangue, conseguente alla riduzione degli estrogeni, può richiedere anche una riduzione del trattamento sostitutivo con tiroxina nelle donne già ipotiroidee.

Medico che visita una donna alla tiroide

Tiroiditi in menopausa

Le tiroiditi hanno un picco soprattutto nel periodo successivo alla gravidanza, che in passato era tra i 20 e 30 anni, ma che oggi si è spostato tra i 35 e i 45 anni, vista la tendenza ad avere figli sempre più in là nel tempo. Per questo motivo non è raro che una tiroidite venga diagnosticata alle soglie della menopausa.

La tiroidite più diffusa è senz’altro quella di Hashimoto, una condizione con una componente ereditaria dovuta a un alterato funzionamento del sistema immunitario che determina la produzione di anticorpi diretti verso alcuni costituenti fondamentali della propria tiroide, diminuendone così la funzionalità.

I sintomi iniziali di ipotiroidismo sono in genere molto sfumati, mentre diventano più evidenti quando la condizione peggiora.
Disturbi da non sottovalutare sono maggiore stanchezza, facile stancabilità, pelle secca di colorito giallastro, maggiore ritenzione di liquidi, tendenza ad aumentare di peso, aumentata caduta dei capelli e comparsa di stitichezza. In generale non è necessario fare uno screening della tiroide in menopausa, ma se sono presenti questi campanelli d’allarme può essere utile controllare, con un semplice esame di laboratorio, i livelli di ormoni tiroidei (triiodotironina T3 e tiroxina T4) nel sangue e dell’ormone tireostimolante (TSH, prodotto da un’altra ghiandola, ma coinvolto nel controllo dell’attività della tiroide).

I valori di riferimento per il TSH (espressi in mlU/l, millesimi di unità internazionali di attività biologica per litro di sangue) nell’adulto sono:

  • sospetto ipertiroidismo: < 0,5 mlU/l;
  • intervallo di normalità: 0,5-4 mlU/l;
  • sospetto ipotiroidismo: > 4 mlU/l.