Stipsi

Che cos’è

La stitichezza o stipsi è uno dei motivi più frequenti per i quali si chiede aiuto al medico: ne soffre infatti cronicamente dal 5 al 10 per cento degli adulti e il 20 per cento degli anziani.

In genere colpisce con maggior frequenza le donne e chi è in situazioni di particolare stress o in stato di depressione andando a compromettere, nei casi più gravi, anche la qualità di vita e le attività quotidiane del soggetto.

La stipsi è definita come una difficile e infrequente evacuazione causata dall’associazione di un rallentamento del transito intestinale a livello del colon-retto e dalla formazione di feci eccessivamente dure solitamente in occasione di stati di disidratazione.

Nonostante l’ottimale frequenza di defecazione vari da persona a persona, indicativamente dovrebbe essere di almeno tre volte a settimana.

Cause

La stipsi, a seconda della durata, si divide in stipsi acuta o cronica.

La forma acuta ha carattere transitorio e può comparire in particolari situazioni, per esempio dopo un intervento chirurgico, un viaggio, una terapia antibiotica o in gravidanza, andando a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni.

Si parla invece di stipsi cronica se la difficoltà a evacuare correttamente perdura per oltre 6 mesi e le cause vanno ricercate in vere e proprie alterazioni della motilità intestinale e/o anorettale o in altre patologie quali diverticolite, infiammazioni intestinali croniche, forme tumorali.

Ci sono poi alcune malattie croniche che interessano primariamente altre sedi anatomiche, ma che spesso si accompagnano a stipsi come per esempio:

Tra le cause più generali e comuni troviamo inoltre:

  • una dieta a base di alimenti raffinati e quindi povera di fibre

  • la sedentarietà

  • una scarsa idratazione

  • la mancanza di regolarità nelle abitudini quotidiane a causa dei ritmi frenetici tipici della società moderna, che agisce negativamente attraverso un costante rallentamento dell’attività intestinale (peristalsi). Ansie e nevrosi hanno spesso infatti, tra le loro conseguenze, anche alterazioni delle funzioni dell’intestino

  • la presenza di emorroidi o ragadi anali. Nei soggetti che ne soffrono l’esperienza della defecazione potrebbe esser vista come un momento di peggioramento dei sintomi preesistenti e quindi esser ritardata, più o meno volontariamente, con la conseguente comparsa di stipsi

  • disturbi della motilità intestinale, come il cosiddetto “intestino pigro”, ovvero quando si ha un colon inerte che tende a contrarsi più lentamente

  • una disfunzione del pavimento pelvico

  • la sindrome dell’intestino irritabile, che associa la stipsi a dolore addominale

  • l’assunzione di alcuni farmaci, che possono favorire la stitichezza, compresi, paradossalmente, i lassativi quando utilizzati in modo non corretto e per periodi di tempo troppo prolungati. A questi si aggiungono anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi, terapie ormonali e integratori di ferro, questi ultimi somministrati più frequentemente a soggetti anemici o a donne in gravidanza.

Stipsi nei bambini

La stitichezza è molto frequente nei bambini ed è generalmente dovuta alla ridotta assunzione di cibi ricchi di fibre, in particolare la verdura.

I bambini inoltre possono trattenere le feci anche a lungo per vari motivi, per esempio rifiutandosi di andare in bagno fuori casa, in occasione di stress emotivi o difficoltà scolastiche.

In questi casi si possono verificare ostruzioni fecali che non si risolvono spontaneamente.

Stipsi negli anziani

Gli anziani soffrono di stipsi molto più dei giovani adulti.

In tarda età le cause sono da ricercare in una dieta scorretta e non bilanciata dettata spesso da uno scarso interesse per il cibo o da ristrettezze economiche, nella scarsa introduzione di liquidi, nello scarso movimento fisico, nell’assunzione di molti farmaci.

Inoltre, una dentatura a volte inadeguata porta a ingerire soprattutto cibi morbidi, molto lavorati e poveri di fibre.

Sintomi più comuni

Tra i sintomi più comuni di stipsi troviamo:

Leggi anche La natura che aiuta stomaco e intestino.

Complicazioni

A parte il disagio soggettivo, la stitichezza, soprattutto negli anziani, può innescare numerosi disturbi come la formazione di fecalomi, cioè masse addominali dovute all’accumulo di feci a livello del colon che possono causare occlusioni intestinali e, nei casi più gravi, anche a vere e proprie ischemie rettali per la mancanza di apporto di sangue.

I continui sforzi possono inoltre comportare un innalzamento della pressione sanguigna, oltre che irritazioni e piccole lesioni allo sfintere anale, le cosiddette fistole e ragadi anali.

Se la difficoltà a evacuare si prolunga si può andare incontro al prolasso della mucosa anale e alla comparsa di infezioni locali e sangue nelle feci.

La diagnosi

Per effettuare la diagnosi, il medico si basa essenzialmente sulla storia clinica, sui sintomi riferiti dal paziente (anamnesi) e su eventuali esami diagnostici scelti in base alle diverse esigenze.

Tra le indagini più comuni da effettuare in caso di sospetta stipsi troviamo:

Esame Scopo
Colonscopia Attraverso una sonda flessibile viene esaminata l’intera struttura del
colon al fine di escludere la presenza di eventuali masse ostruttive,
polipi o restringimenti del canale
Manometria anorettale Valuta la reazione della muscolatura dell’ampolla rettale alla
distensione, il tono dello sfintere anale, le contrazioni dei muscoli
del pavimento pelvico e l’integrità del plesso nervoso della parete del
retto per il controllo dello stimolo
Studio dei tempi di transito intestinale Si esegue attraverso la somministrazione di marcatori radio-opachi. Dopo
alcuni giorni viene quindi condotta una radiografia addominale. Se più
dell’80% del marcatore risulta essere stato espulso, il transito viene
definito normale
Cinedefecografia Attraverso l’uso di un mezzo di contrasto, generalmente il bario, viene
visualizzata l’ampolla rettale tramite radiografia durante la
simulazione di un’evacuazione. In questo modo è possibile valutare
l’efficacia della contrazione della muscolatura pelvica

Le cure

Nella maggior parte casi e soprattutto per le forme di stipsi acuta, semplici cambiamenti del regime alimentare, dell’idratazione e dello stile di vita sono sufficienti nel risolvere il disturbo o alleviarne i sintomi.

Tra gli accorgimenti più utili da adottare prima di ricorrere ai farmaci per facilitare il buon funzionamento dell’intestino troviamo:

  • mai reprimere lo stimolo ad andare in bagno

  • regolarità negli orari dei pasti

  • dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali

  • fare un’abbondante colazione a base di fibre (frutta e cereali integrali) per favorire il riflesso naturale mattutino di svuotamento

  • assicurarsi una corretta idratazione assumendo circa due litri di acqua al giorno per rendere le feci più morbide

  • aumentare l’apporto alimentare di fibre vegetali (frutta, verdura, cereali integrali come crusca, frumento) tenendo presente che la quantità ottimale è di 20 grammi al giorno contro i 12-15 normalmente assunti.

  • praticare regolarmente attività fisica per facilitare la motilità intestinale

Se tutti questi consigli non fossero sufficienti a regolarizzare l’intestino, è necessario intervenire con clisteri e/o intraprendere una terapia farmacologica basata principalmente su prodotti ad azione lassativa.

Esistono vari tipi di lassativi ovvero:

  • lassativi di massa: sono di fatto degli integratori di fibre che richiamando acqua nell’intestino ammorbidiscono la massa fecale e ne facilitano l’eliminazione

  • lassativi da contatto o stimolanti: sono potenti attivatori della motilità intestinale che possono causare in certi casi l’insorgenza di episodi di colica o crampi addominali

  • lassativi emollienti: lubrificano le feci e ne aiutano l’espulsione; tra i più noti in questo sottogruppo troviamo la glicerina, formulata principalmente in supposte

  • lassativi osmotici: basati appunto sul principio di osmosi, sono in grado di modificare la distribuzione dell’acqua nelle feci richiamando liquidi dall’intestino; a questa categoria appartengono per esempio il lattulosio o il macrogol, tra i più consigliati anche in gravidanza

  • lassativi salini: analogamente ai lassativi di massa richiamano acqua nel colon, ma sfruttando l’equilibrio elettrolitico; sono tra i più utilizzati nelle preparazioni endoscopiche

  • lassativi procinetici: stimolano le contrazioni e la motilità intestinale agendo sulla muscolatura

  • agenti serotoninergici: promuovono il rilascio del neurotrasmettitore acetilcolina a livello del sistema nervoso enterico favorendo le contrazioni peristaltiche.

Quando si ricorrere a lassativi, è importante impiegarli in modo corretto e, soprattutto, per un periodo di tempo limitato. Un uso eccessivo è infatti causa dell’effetto “paradosso”, che causa un peggioramento della condizione di stipsi che ne ha giustificato l’assunzione.

Esistono anche molti rimedi fitoterapici, i più usati sono a base di frangola, cascara, cassia, fucus.

Quando consultare il medico

La stipsi in realtà non è una vera e propria malattia, ma un sintomo di diverse patologie; è dunque importante comprendere quale sia la causa, analizzando le abitudini di vita ed eventuali segnali clinici di nuova insorgenza (sangue nelle feci, coliche ecc.).

Il medico deve essere interpellato se la stitichezza persiste nonostante l’aumento di apporto di fibre, il cambiamento delle abitudini di vita e l’assunzione di lassativi per 2-3 giorni. Inoltre, il consulto medico è raccomandato quando la stipsi insorge in breve tempo ed è associata a perdita di peso e/o dolore addominale.

Prima di ricorrere a esami diagnostici e/o invasivi come tac o risonanza, colonscopia, manometria ecc. è sempre consigliata la visita da un gastroenterologo specializzato, che valuterà la loro effettiva necessità.

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