Sei in terapia antiaggregante? L’influenza non è un problema

Ci sono diversi motivi per i quali può essere prescritta una terapia antiaggregante, che va seguita in modo cronico. In questi casi ecco come comportarsi se si incappa nell’influenza.

Non soltanto se si è avuto un infarto, ma anche in molte altre condizioni può essere necessario assumere una terapia antiaggregante.

Per esempio, in caso di angina, ictus ischemico, arteriopatie periferiche, ma anche dopo by-pass aorto-coronarici e interventi di chirurgia vascolare.

Non solo: anche chi non ha mai avuto precedenti eventi cardiovascolari, ma presenta un rischio elevato di incorrervi a 10 anni, i farmaci antiaggreganti piastrinici sono indicati per la prevenzione.

Tra gli antiaggreganti maggiormente utilizzati c’è l’acido acetilsalicilico a basse dosi.

Come tutti gli antinfiammatori non steroidei (Fans) agisce attraverso il blocco dell’enzima ciclossigenasi, che comporta una riduzione di prostaglandine, coinvolte nella genesi dell’infiammazione e dotate anche di attività sui vasi e sulle piastrine.

Nelle piastrine questa inibizione comporta una riduzione della loro capacità di aggregarsi e, quindi, di formare trombi.

Come comportarsi in caso di influenza

Si sa che per ridurre i sintomi, talora molto pesanti, che accompagnano le sindromi influenzali ci si può affidare, in prima istanza, a farmaci antinfiammatori non steroidei. Ma quale scegliere se si è in terapia antiaggregante?

Chi già assume acido acetilsalicilico a basse dosi per la prevenzione cardiovascolare dovrebbe evitare di usare altri Fans.

L’associazione di tali farmaci non è mai indicata e, inoltre, le interazioni tra di essi potrebbero anche annullare l’azione protettiva su cuore e vasi dell’acido acetilsalicilico.

È quindi meglio usare lo stesso farmaco, aumentando la dose in funzione della gravità dei sintomi. Una o due compresse da 500 mg, a seconda dell’intensità dei sintomi, ogni 6-8 ore permetteranno di ottenere un efficace effetto antipiretico senza alterare l’azione cardiopreventiva di base.

Molti studi hanno dimostrato che questo farmaco è in grado di abbassare la febbre al pari di altri Fans, e senza indurre maggiori effetti indesiderati, neppure quando si assumono le due compresse. Anche perché 4-5 giorni sono di solito sufficienti per avere la meglio sui sintomi dell’influenza.

E se così non fosse, meglio sospendere e chiedere un parere al medico: potrebbe essere subentrata una qualche complicazione che va valutata e trattata in modo appropriato.

Associare vitamina C non guasta

Una carta in più? La combinazione con la vitamina C, visto che le infezioni virali tendono a ridurre i livelli plasmatici di tale vitamina che ha proprietà antiossidanti e immunostimolanti.

In corso di influenza, ripristinare le riserve di vitamina C significa pertanto rinforzare le difese immunitarie, riducendo così la gravità e la durata dei sintomi.

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