Melanoma: a ogni stadio la sua terapia

Accanto ai trattamenti antitumorali tradizionali, gli studiosi impegnati nella lotta contro il tumore della pelle stanno concentrando i loro sforzi su un nuovo filone di ricerca: l'immunoterapia.

Se fino ad alcuni anni fa era annoverato tra le neoplasie più rare, negli ultimi 10 anni la sua incidenza è andata aumentando in maniera significativa in tutto il mondo, anche tra i più giovani: stiamo parlando del melanoma, un tumore maligno della pelle che origina dai melanociti.

Oltre a una diagnosi precoce, anche una corretta stadiazione del tumore è tra le armi vincenti: le terapie oggi a disposizione vengono infatti selezionate per ogni singolo paziente a seconda del grado di diffusione del melanoma.

Melanoma localizzato: stadio I e II

Se è ancora confinato negli strati superficiali della pelle (stadio I), e non esiste quindi il pericolo che le cellule tumorali siano giunte ai linfonodi o ad altre parti dell'organismo, il melanoma è definito localizzato o in situ. In questi casi si procede con la sola rimozione chirurgica del tumore e del cosiddetto "margine chirurgico” (una piccola zona di pelle sana che circonda il melanoma), in modo da avere la certezza di aver eliminato tutte le cellule neoplastiche.

Se però il melanoma si è esteso anche in profondità, con uno spessore maggiore di 1mm (stadio II), sarà opportuno effettuare anche una biopsia del linfonodo sentinella, ovvero il primo linfonodo a essere raggiunto da eventuali metastasi: una volta localizzato – a seconda della posizione del melanoma può essere ascellare, inguinale, ecc – dovrà quindi essere rimosso e analizzato da un patologo.

Se la biopsia dà esito negativo, solitamente non si procede con ulteriori trattamenti; in alcuni casi selezionati, però, gli specialisti possono ritenere opportuna la somministrazione di una terapia adiuvante, allo scopo di stimolare il sistema immunitario a combattere il tumore, per evitare così il rischio di metastasi o recidive. Nel caso del melanoma, il farmaco comunemente utilizzato è l'interferone.

Melanoma metastatico: stadio III e IV

Se l'analisi del linfonodo sentinella ha purtroppo dato esito positivo, sarà allora necessario procedere alla rimozione e all'analisi di tutti i linfonodi della regione interessata (dissezione linfonodale terapeutica).

Ulteriori esami diagnostici, come la TC o la PET, saranno infine in grado di determinare la presenza (stadio IV) o meno (stadio III) di metastasi diffuse ad altri organi. In base ai risultati ottenuti, gli specialisti valuteranno l’opportunità di sottoporre il paziente a trattamenti di varia tipologia, in combinazione o meno fra di loro:

  • chemioterapia, per esempio con dacarbazina o fotoemustina, che interferiscono con la crescita tumorale e vengono somministrati solitamente in caso di melanoma allo stadio IV;

  • radioterapia, utilizzata in particolare per trattare i pazienti con metastasi cerebrali;

  • immunoterapia, per esempio con ipilimumab, un anticorpo monoclonale in grado di stimolare la risposta immunitaria contro il tumore, e che, secondo recenti studi, potrebbe dare buoni risultati nei pazienti con melanoma metastatico, se somministrato in combinazione con la fotoemustina.

Infine, esiste la possibilità di effettuare trattamenti localizzati, quali:

  • la perfusione ipertermico-antiblastica, praticata se il melanoma è localizzato su un arto, che viene temporaneamente isolato dal resto della circolazione sanguigna in modo da somministrare localmente una maggior quantità di farmaco a una temperatura di circa 40°C;

  • l’elettrochemioterapia, con la quale il farmaco viene somministrato di solito a livello di metastasi cutanee o sottocutanee in parallelo a impulsi elettrici che ne consentono una maggior penetrazione nelle cellule.

Lisa Trisciuoglio
Lisa Trisciuoglio
Milanese di nascita, cresce alle porte della metropoli, dove ritorna per frequentare la Facoltà di Scienze biologiche all’Università statale di Milano. Fin dalla tesi di laurea decide di dedicarsi alla ricerca scientifica, prima all’Istituto europeo di oncologia, poi in un laboratorio del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove consegue un PhD in biologia cellulare e molecolare. In quegli anni, accanto alla passione per la ricerca, matura anche l’interesse per la divulgazione scientifica. Al termine del PhD, decide infatti lasciare il camice e le provette per entrare nel mondo dell’editoria medico-scientifica. Durante lo svolgimento del Master in “Comunicazione e salute: dall’informazione alla formazione”, presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano, fa la sua prima esperienza in un’agenzia di comunicazione scientifica, e da quel momento intraprende diverse collaborazioni nell’ambito della medicina e della salute, sia verso il grande pubblico sia nei confronti del medico e del farmacista. Nel frattempo, inizia anche la sua avventura di mamma, prima di Anna e dopo qualche anno del piccolo Giacomo. Da quel momento in poi la sua vita si divide fra la famiglia e il lavoro, che continua a svolgere come freelance per diverse agenzie di comunicazione ed editoria scientifica.

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