Mal di schiena del ciclista

Sport molto popolare, è anche un’alternativa sempre più amata e diffusa agli ingorghi del traffico urbano. Ma se praticato troppo o in modo scorretto il ciclismo può causare mal di schiena.

Il ciclismo offre tanti piaceri, vantaggi e opportunità che lo rendono per alcuni una professione, per altri un diversivo. Per altri ancora un’occasione di ritrovo.

Potrebbe quindi essere difficile prendere atto di una realtà che, comunque, non ne sminuisce né tantomeno compromette tutti i benefici: malgrado i suoi lati positivi, l’utilizzo intensivo della bicicletta può anche provocare di mal di schiena.

La causa sembrerebbe essere l’insieme delle sollecitazioni che si ripercuotono sulla colonna vertebrale e il rimanere per lunghi periodi in una posizione obbligata.

Le categorie più esposte sono naturalmente i ciclisti professionisti e quelli amatoriali, che in un anno pedalano in media 40mila e 20mila chilometri rispettivamente. Ma anche chi si sottopone a lunghi percorsi (magari soltanto nel week end) senza adeguato allenamento può andare incontro a mal di schiena occasionale.

Pro e contro

Il ciclismo non è un’attività stressante per tendini e legamenti, anzi. È addirittura consigliato da ortopedici e fisiatri nella riabilitazione di atleti di altre discipline colpiti da disturbi osteomuscolari. Oppure dopo interventi chirurgici al ginocchio (menisco, legamenti crociati) o al tendine di Achille.

L’unico inconveniente può essere il mal di schiena, dovuto a una molteplicità di fattori che talvolta si amplificano vicendevolmente, e si possono dividere in tre categorie principali.

  • Cause legate all’atleta e alla sua struttura fisica,
  • condizioni ambientali,
  • fattori posturali dipendenti dal mezzo.

Nel primo gruppo rientrano tutte le alterazioni, congenite o acquisite, dell’apparato osteoarticolare: alterazioni della morfologia della colonna vertebrale, discopatie, ernie discali, una differenza di lunghezza degli arti inferiori anche di pochi millimetri soltanto.

Tutte condizioni che possono di per sé predisporre un individuo al mal di schiena in generale, che viene pertanto soltanto favorito o “smascherato” dal ciclismo.

Le condizioni ambientali sono rappresentate dall’esposizione a basse temperature e a elevati valori di umidità, che riguarda principalmente il periodo invernale e quello primaverile, quando gli atleti sono sottoposti a condizioni atmosferiche rigide.

Nettamente più importante e complessa è la terza categoria, che raggruppa le anomalie della postura dovute alle caratteristiche tecnico-costruttive della bicicletta e giustifica l’inserimento del mal di schiena del ciclista tra le cosiddette “tecnopatie”, cioè patologie a cui concorrono la tipologia del gesto atletico, l’assetto posturale, la tipologia di allenamento e la conformazione dell’attrezzo o del mezzo impiegato.

Per fare soltanto qualche esempio, l’altezza e la conformazione della sella, il suo allineamento sull’asse centrale, l’errata posizione del piede sui pedali, la lunghezza delle pedivelle e la lunghezza della pipa del manubrio che condiziona la postura della colonna cervicale.

Comodità anzitutto

La corretta posizione sulla bici è un presupposto fondamentale per i più esperti e per i principianti. Deve soddisfare due requisiti soggettivi: il comfort, in relazione alla necessità di mantenere a lungo la stessa posizione, e una giusta biomeccanica dalla quale dipende l’efficienza della pedalata e del profilo aerodinamico.

A titolo di esempio va ricordato che, per quanto il peso del ciclista si ripartisca per il 60% sulla sella e per il 40% sul manubrio, l’utilizzo di copertoni stretti e con pressione elevata fa sì che le sollecitazioni della strada si ripercuotano sulla colonna cervico-dorsale.

Quanto più il ciclista mantiene una posizione rigida, quindi, con le mani abbassate sul manubrio e con braccia e spalle in tensione, tanto più i microtraumi ripetuti e trascurati possono causare nel tempo contratture muscolo-tendinee, sofferenza di fasce muscolari e legamenti e quindi dolore.

Come correre ai ripari

L’approccio al mal di schiena del ciclista deve essere personalizzato e valutato dal medico, a cui spetta il compito di escludere la compresenza di altre patologie, programmare eventuali indagini di approfondimento, identificare le strategie più appropriate e prevenire la cronicizzazione del disturbo.

In linea generale sono quattro i criteri che orientano la terapia

  • astensione da attività che comportano un sovraccarico della colonna e, se necessario, riposo temporaneo;

  • somministrazione precoce di antinfiammatori (il ricorso a particolari tipologie di cerotti medicati può rappresentare una soluzione efficace grazie all’elevato assorbimento del principio attivo nella sede del dolore) e, ove necessari, miorilassanti;

  • rieducazione e ginnastica specifica per rafforzare la muscolatura paravertebrale, gli addominali e i glutei;

  • modificazione, ove necessario, delle abitudini e dello stile di vita (norme posturali, controllo del peso, regolarità dell’attività sportiva).

Prevenzione e preparazione atletica

Alla luce di quanto esposto si può affermare che i presupposti della prevenzione sono due: l’utilizzo di un mezzo adeguato e la preparazione fisica, indispensabile per rinforzare tutti i muscoli sottoposti a stress.

La continua ricerca di leggerezza e robustezza ha portato all'introduzione nel ciclismo di materiali derivati dal mondo dell'aeronautica e dalle competizioni motoristiche che hanno consentito di ottenere mezzi dal peso molto contenuto ed estremamente efficienti nel trasmettere la potenza muscolare alla ruota.

Il risultato si è tradotto in un netto miglioramento del rendimento, ma anche in una maggiore suscettibilità ai traumatismi a carico delle strutture articolari e muscolo-tendinee, che può e deve essere prevenuta mediante un’opportuna “personalizzazione” del telaio e dell’assetto della bicicletta, resa possibile da particolari strumentazioni di analisi cinematica e di simulazione.

L’altra strategia di prevenzione consiste in un corretto programma di allenamento: il ciclista, soprattutto con l’avanzare degli anni, dovrebbe dedicare da un quarto d’ora a mezz’ora quasi tutti i giorni all’esecuzione di specifici esercizi di mobilizzazione e rafforzamento muscolare.

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Piercarlo Salari
Piercarlo Salari
Laureato in Medicina e chirurgia nel 1989 e specializzato in pediatria nel 1993 a Milano, dove tuttora esercita in qualità di libero professionista. Dopo un periodo inizialmente dedicato alla ricerca sperimentale e clinica, ha coltivato la passione per l’informazione scientifica, associando alla professione clinica quella di divulgatore e maturando così un’ampia esperienza nel contesto di testate sia cartacee sia online, come autore, consulente o coordinatore. È direttore scientifico di una Casa editrice specializzata in ambito pediatrico e ginecologico e di occupa di formazione professionale coordinando corsi di aggiornamento in ambito medico e farmaceutico. Si interessa di nutrizione, prevenzione dell’obesità, prevenzione (con particolare riguardo alle vaccinazioni) e sicurezza del bambino.

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