Influenza: la vitamina D ci protegge

Non è soltanto utile per la salute delle ossa: questo nutriente è in grado anche di attivare le difese immunitarie contro i malanni di stagione.

L’estate è ormai alle spalle. Maltempo, instabilità e continui sbalzi di temperatura sono i protagonisti di questo periodo di transizione. E mettono a rischio la nostra salute.

Per difendere l’organismo dai virus autunnali c’è un valido alleato: la vitamina D. Numerosi studi hanno evidenziato che, oltre a essere un nutriente essenziale per mantenere le ossa in salute, ha un'azione benefica nei confronti del sistema immunitario.

Attiva il sistema di difesa

Una ricerca condotta da un team di esperti del dipartimento di Immunologia dell’Università di Copenhagen, ha svelato che la vitamina D è essenziale nell’attivare i meccanismi di risposta immunitaria, in quanto necessaria ad attivare la reazione delle cellule T.

Sono cellule del sistema di difesa dell’organismo che aggrediscono virus e batteri attivando una serie di processi atti a distruggerli.

Stando a quanto hanno scoperto i ricercatori danesi, la cui ricerca è stata pubblicata su Nature Immunology, le cellule T hanno bisogno di adeguati livelli di vitamina D per passare dallo stato «dormiente» a quello attivo.

Quando infatti una cellula T è esposta a un agente patogeno si attiva un dispositivo di segnalazione, noto come recettore della vitamina D, con cui cerca di individuare la vitamina D.

In pratica le cellule T hanno bisogno della vitamina D per poter svolgere il loro lavoro. E se non riescono a trovarne abbastanza nel sangue, non iniziano neanche a mobilitarsi.

Più efficace della vitamina C?

Nell’immaginario collettivo, è la vitamina C quella più utile quando si avvicina la brutta stagione per prevenire i malanni influenzali.

Tuttavia, analizzando i dati di un ampio screening nazionale, alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto che elevati livelli di vitamina D nell’organismo riducono l’incidenza di infezioni respiratorie come raffreddore e influenza. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista Archives of Internal Medicine.

In parole povere, gli esperti della University of Colorado e della School of Medicine di Boston hanno osservato che chi, per ragioni essenzialmente legate agli stili di vita alimentare, ha nel proprio sangue livelli plasmatici di vitamina D inferiori a 10 nanogrammi per millilitro è esposto a un rischio più alto del 40 per cento di andare incontro a un’infezione virale delle vie respiratorie rispetto a coloro che ne disponevano in quantità maggiore (oltre 30 ng/mL).

Il presupposto da cui gli esperti sono partiti è molto semplice: nella stagione invernale si assiste a un aumento di raffreddori e influenza. Oltre all’arrivo dei nuovi virus, potrebbe anche svolgere un ruolo negativo la minore possibilità di esporsi al sole e quindi di ridotta sintesi cutanea di vitamina D.

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