Ictus: i sintomi per saperlo riconoscere

Intervenire con grande tempestività è l’unico modo per prevenire effetti devastanti o invalidanti, quindi è molto importante saper riconoscere i segni premonitori.

Che si tratti di ictus ischemico, dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale, o di ictus emorragico, dovuto alla rottura di un’arteria cerebrale, le conseguenze possono essere molto gravi.

Per questo saperlo riconoscere in tempo può essere fondamentale: prima si chiamano i soccorsi, infatti, maggiori sono le possibilità di poter intervenire.

Leggi anche:

Ictus: un problema sottostimato

Ictus: ecco i fattori di rischio

I segnali di allarme

Le manifestazioni dell’evento ischemico possono essere molto variabili e dipendono dalla zona del cervello interessata e dalla sua estensione.

I segni premonitori più frequenti sono:

  • perdita di forza da un solo lato del corpo, con debolezza o incapacità di muovere la mano, il braccio e la gamba e difficoltà a deglutire;
  • perdita della sensibilità tattile da un solo lato del corpo;
  • improvvisa incapacità di esprimersi o di comprendere quello che gli altri dicono;
  • agitazione, incapacità di rendersi conto del proprio stato o di riconoscere familiari o amici;
  • improvviso oscuramento di metà del campo visivo (che risulta nero o molto opaco) o comparsa di una zona scura al centro del campo visivo;

Spesso sono presenti anche disturbi dell'equilibrio, vertigini, nausea e sonnolenza.

In presenza di uno qualsiasi di questi segnali la miglior cosa è chiamare il 118 e/o andare nell’ospedale più vicino, meglio se dotato di Stroke Unit (reparti in grado di diagnosticare e trattare gli ictus nel modo più efficace).

Chiamare la guardia medica, rivolgersi al medico di famiglia, sdraiarsi in attesa che i sintomi spariscano farebbero soltanto perdere tempo prezioso.

Più o meno grave: mai sottovalutare

In caso di ictus emorragico è possibile che chi ne è colpito riferisca di avere il peggior mal di testa mai sperimentato, localizzato in genere alla nuca.

E se l’area del cervello interessata è ampia il soggetto va rapidamente in coma e non risponde più ad alcuno stimolo.

Se i segni premonitori sopra descritti scompaiono entro 24 ore, si parla invece di attacco ischemico transitorio (TIA). Si tratta di un ictus minore, dovuto a un'occlusione transitoria.

Ciò non vuol dire che si possa prendere la cosa sotto gamba. È un segnale d’allarme molto importante: chi ha avuto uno o più TIA ha una probabilità 10 volte più alta di andare incontro a un ictus completo rispetto ai coetanei.

Non solo: nelle prime 32 ore dopo l’evento è molto alta la probabilità che si verifichi un ictus vero e proprio.

Perciò, ictus (emorragico o ischemico) e TIA devono tutti essere sempre considerati un’emergenza. Quindi è essenziale non perdere tempo.

Meglio fare una corsa in ospedale per nulla che arrivarci tardi: la probabilità di successo delle terapie è molto elevata se vengono avviate entro sei ore dalla comparsa dei sintomi.

Più frequente negli anziani, ma non risparmia i giovani
In genere l'ictus colpisce persone in età avanzata, ma non è da escludere del tutto che possa riguardare anche i giovani e, in rarissimi casi, i bambini.

Circa il 5,5% di tutti gli ictus nei Paesi occidentali si manifesta infatti prima dei 45 anni.

I danni permanenti e l'invalidità che ne possono derivare, a qualsiasi età, condizionano in modo drammatico la qualità di vita sia di chi è stato colpito sia di chi gli sta vicino.

Susanna Trave
Susanna Trave
Nasce a Milano, dove vive da allora. Dopo aver pensato di fare la giornalista prima e l'architetto poi, alla fine segue le orme della famiglia (che nel codice genetico ha la chimica) e si iscrive a Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Si laurea alla Statale di Milano e, appassionatasi alla materia, mentre lavora come borsista all'Università frequenta, nel medesimo Ateneo, il triennio di Specializzazione in Endocrinologia Sperimentale, specializzandosi nel 1987. Nel 1988 consegue l’Abilitazione all’esercizio della professione di Farmacista.Ma la sua curiosità e la passione - mai sopita - per il giornalismo la portano ad accettare con entusiasmo un posto in una casa editrice scientifica. Da quel momento inizia la carriera giornalistica che la porterà a diventare pubblicista prima e giornalista professionista poi, dopo il superamento dell'Esame di stato nel 1999.Lavora da allora sia per testate rivolte al medico sia in riviste dedicate al grande pubblico, prima come dipendente e, più avanti, come freelance.Oltre che di salute e benessere è appassionata di sport e di animali. Sposata, ha due figli, ormai grandi, quattro gatti, due cani, un cavallo e una vita sempre in movimento.

Articoli correlati

Pubblicità

Gli articoli più letti

I servizi per te
Farmaci a domicilio
Prenota una visita