Disfunzione erettile, a volte è colpa del fumo

Le sigarette peggiorano la qualità della vita in tanti modi, non ultimo influendo negativamente sull'attività riproduttiva e sulle performance sessuali.

In entrambi i sessi il fumo può ridurre la fertilità, ma nell'uomo, oltre che alterare la produzione di spermatozoi, può anche compromettere i meccanismi fisiologici responsabili dell'erezione, e quindi portare alla disfunzione erettile.

A determinare l'erezione, infatti, è essenzialmente un cospicuo e rapido aumento dell'afflusso di sangue all'interno delle arterie che costituiscono le principali strutture anatomiche del pene (corpi cavernosi e corpo spugnoso).

Tale afflusso è consentito dal rilasciamento delle cellule muscolari che circondano i vasi sanguigni, indotto dagli stimoli nervosi che accompagnano l'eccitazione sessuale.

Una volta raggiunto il livello massimo, il rigonfiamento delle strutture arteriose provoca poi una compressione sulle vene dell'organo, che impedisce al sangue di defluire, garantendo così il protrarsi dell'erezione fino al completamento del coito.

Qualche volta è normale

La disfunzione erettile, in passato definita comunemente “impotenza”, è dovuta a un'interruzione della sequenza di eventi che, coinvolgendo da un lato il sistema nervoso centrale e dall'altro le strutture nervose, muscolari e vascolari del pene, porta all'inturgidimento e all'elevazione dell'organo sessuale maschile.

Una transitoria diminuzione dell'efficienza di questi meccanismi può essere considerato un fenomeno normale, così come normale è la loro riduzione in età avanzata. Se, al contrario, il disturbo insorge spesso o persiste in giovane età, esso è riconducibile a condizioni non fisiologiche.

Essendo l'erezione il risultato finale di una serie di processi che si attivano in dipendenza l'uno dall'altro, sono molti i fattori che, intervenendo nelle varie fasi della sequenza, sono in grado di bloccarla.

I possibili imputati

Oltre ai fattori che interferiscono con le componenti psicologica e ormonale dell'eccitazione sessuale, ci sono alcune patologie sistemiche e alcuni fattori locali che danneggiano l'innervazione e le strutture vascolari del pene, rendendo impossibili i cambiamenti emodinamici che producono l'erezione. Questi possono essere ricondotti essenzialmente a sei gruppi principali.

Cause psicologiche Ansia, depressione, problemi relazionali
Cause vascolari Ipertensione, aterosclerosi, diabete
Cause endocrine Deficit di testosterone, iperprolattinemia, disfunzioni tiroidee
Cause neurologiche Sclerosi multipla, morbo di Parkinson, patologie o traumi della colonna
vertebrale, traumi o interventi chirurgici in sede pelvica (per esempio
sulla prostata o sulla vescica)
Cause iatrogene (effetto collaterale di terapie) Alcuni sedativi, ansiolitici, antidepressivi, antipertensivi,
antinfiammatori, ormoni, radioterapia a livello dei testicoli ecc.
Stili di vita Fumo di sigaretta, abuso di alcol, consumo di droghe

Il ruolo indiretto e diretto delle sigarette

Il rapporto tra fumo e disfunzione erettile è da lungo tempo oggetto di indagine. Da un lato le ricerche sperimentali hanno ormai ampiamente dimostrato gli effetti tossici della nicotina e di alcuni altri composti derivati dalla combustione del tabacco sul tessuto che riveste le pareti interne dei vasi sanguigni (endotelio).

Dall’altro lato gli studi epidemiologici hanno ripetutamente evidenziato un'incidenza di questo disturbo più alta nei fumatori abituali e negli ex fumatori abituali che nei non fumatori. E, seppure in misura minore, a rischio di sviluppare una disfunzione erettile sarebbero anche i non fumatori costantemente esposti a fumo passivo.

Negli ultimi anni le indagini cliniche hanno inoltre cercato di chiarire se il deficit penieno sia semplicemente la conseguenza dell’aterosclerosi indotta dal fumo nei vasi sanguigni di tutto l'organismo e sia quindi associato ai vari disturbi cardiocircolatori in cui possono incorrere i fumatori, quali ipertensione, ischemia del miocardio e ictus, oppure sia dovuto a un effetto diretto del fumo sul funzionamento dei meccanismi dell'erezione.

Quest'ultima ipotesi sembra oggi essere la più probabile. Una serie di recenti studi epidemiologici condotti in popolazioni diverse (Stati Uniti, Italia, Cina, Australia, Brasile, Giappone, Turchia eccetera) ha evidenziato che l’abitudine al fumo è associata alla disfunzione erettile anche negli uomini relativamente giovani (entro i 50 anni) che non hanno (o non hanno ancora) segni clinici di malattie cardiovascolari e presentano in misura minore altri fattori di rischio.

Secondo lo studio australiano, inoltre, in questo stesso gruppo di giovani adulti la disfunzione erettile è ancora passibile di un sensibile miglioramento con la cessazione del fumo.

In più, gli effetti sull’erezione sono apparsi essere “dose-dipendente”, vale a dire tanto è maggiore il consumo giornaliero di sigarette e la durata in anni dell'abitudine al fumo quanto più grave è la disfunzione.

Anche se non tutti i meccanismi attraverso i quali il fumo danneggia i vasi sanguigni sono perfettamente conosciuti, a spiegare la compromissione dell'erezione prima ancora che intervengano le alterazioni vascolari di natura aterosclerotica potrebbe essere, secondo gli esperti, un meccanismo biochimico ben noto.

Primi a nuocere: i radicali liberi

Si tratta del coinvolgimento di composti ossidanti che esplicano diversi effetti nocivi su tutte le cellule. Il fumo di sigaretta contiene molti radicali liberi dell'ossigeno (ROS, Reactive Oxigen Species) che a livello delle cellule endoteliali hanno, tra gli altri, l'effetto di ridurre la produzione di ossido nitrico (NO), che è il principale mediatore del rilasciamento delle cellule muscolari del pene.

Con il tempo a questo “guasto” funzionale, ancora reversibile, si possono aggiungere i danni vascolari strutturali, ben più difficilmente correggibili.

In definitiva, quando si parla del rapporto tra fumo e salute la morale è sempre la stessa: vale proprio la pena di smettere al più presto.

Monica Oldani
Monica Oldani
Psicobiologa, laureata in Medicina e chirurgia con specializzazione in Psicologia e PhD in Biologia del comportamento. Ha finora svolto attività scientifica, di ricerca e didattica, nei settori dell'etologia umana e animale, dell'etica animale e della zooantropologia, in collaborazione con l'Università di Utrecht (Olanda), con l'Università degli Studi di Milano e quella di Parma. Parallelamente ha maturato una propensione personale per la comunicazione scientifica che, a seguito di un’esperienza di formazione al corso post-laurea della Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, pratica da oltre dieci anni, con attività di scrittura di livello sia tecnico-professionale sia divulgativo, revisione editoriale, traduzione (dall'inglese e dal francese) e partecipazione a progetti formativo-educativi nei settori dell'informazione medico-scientifica e della comunicazione naturalistico-ambientale.

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