Denti da latte: vanno curati anche loro

Che i denti decidui non abbiano bisogno di particolari cure è una convinzione tanto diffusa quanto errata. Ecco perché e come prendersi cura delle bocche dei più piccini.

Il fatto che i denti da latte siano destinati a cadere presto per essere sostituiti da quelli permanenti non deve far pensare che non abbiano bisogno di attenzioni.

Tanto per cominciare possono cariarsi anche loro, causando al bambino gli stessi disagi e il medesimo dolore che molti di noi hanno, prima o dopo, sperimentato.

E poi, mantenerli in salute permette loro di svolgere tutte le funzioni alle quali sono preposti, oltre ovviamente la masticazione dei nostri bambini.

Anzitutto favoriscono e guidano il corretto sviluppo delle ossa che li sostengono e poi mantengono lo spazio per i denti permanenti. Non cadiamo quindi nell’errore di non curarli a dovere.

Igiene precoce. Anzi, anche prima

Una corretta e accurata igiene orale è la prima regola per denti sani. Non è una novità.
Quello che può apparire curioso è che questa buona abitudine va perseguita fin da subito.

E con ciò intendiamo non soltanto prima ancora che spunti il primo dentino, ma addirittura quando il piccolo è ancora nel grembo materno.

Come? Innanzitutto con una corretta fluoroprofilassi. Da iniziare intorno al quarto mese di gravidanza, attraverso la mamma, per poi continuarla dopo la nascita fino ai 12 anni circa.

Ma anche l’igiene orale inizia dalla mamma. Lo streptococco mutans (principale fattore eziologico della carie) può infatti essere trasmesso al bambino con l’allattamento.

O se i genitori hanno l’abitudine di saggiare la temperatura delle pappe del piccolino mettendo in bocca il biberon o il cucchiaino.

Una perfetta igiene di mamma e papà abbasserà la carica batterica del loro cavo orale, riducendo o azzerando la possibilità di passare sterptococchi al neonato.

Educare alle buone abitudini

Prendersi cura di gengive e denti fin dai primi mesi di vita abituerà il bambino a gesti che, più tardi, ripeterà da sé senza neppure pensarci.

Così, dopo ogni pasto passiamo delicatamente sulle gengive del piccolo una garza bagnata con acqua e, quando compariranno, estendiamo l’operazione anche ai dentini.

Intorno all’anno di vita potremo passare allo spazzolino (che dovrà essere morbido), e poi anche al dentifricio, scegliendo quello più adatto.

Verso i due anni, due anni e mezzo il piccolo potrà iniziare a spazzolarsi i denti da solo, imitando i gesti che vede fare tutti i giorni e ai quali lo abbiamo educato.

E per allettarlo ancor più, un bello spazzolino a forma di giraffa e un dentifricio alla fragola. Controllando che i movimenti siano quelli giusti: far rotolare lo spazzolino dalla gengiva ai denti, per almeno tre minuti.

Alimentazione a prova di carie

La scelta dei cibi è un altro fondamentale passo quando si parla di igiene orale. Mettere al bando o ridurre drasticamente gli zuccheri va bene.

Sempre che questa misura sia abbinata all’igiene. Perché sono anche gli agenti patogeni che innescano la carie.

Ciò che è più dannoso, in ogni modo, è la frequenza di assunzione di zuccheri raffinati; l’abitudine di mangiucchiare facendo mille merendine.

Peggio ancora se accompagnate da succhi di frutta, tisane solubili o bevande gassate. Queste ultime, oltre a essere zuccherine sono anche acide e decalcificano lo smalto.

Dentista: niente paura!

Anche se il bimbo ha una bocca perfetta, una visita dal dentista dopo i tre anni è più che consigliabile.

Sarà un controllo nel quale il bimbo si avvicina allo specialista senza che egli debba intervenire in alcun modo, se non ribadendo l’importanza dell’igiene, e che abituerà il piccolo a non averne paura.

Dopo la prima visita ne potrà seguire una verso i sei o sette anni, quando iniziano a cadere i primi denti. E poi, almeno una volta l’anno.

Una buona abitudine che nostro figlio manterrà volentieri se non ha avuto traumi durante le prime esperienze.

Susanna Trave
Susanna Trave
Nasce a Milano, dove vive da allora. Dopo aver pensato di fare la giornalista prima e l'architetto poi, alla fine segue le orme della famiglia (che nel codice genetico ha la chimica) e si iscrive a Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Si laurea alla Statale di Milano e, appassionatasi alla materia, mentre lavora come borsista all'Università frequenta, nel medesimo Ateneo, il triennio di Specializzazione in Endocrinologia Sperimentale, specializzandosi nel 1987. Nel 1988 consegue l’Abilitazione all’esercizio della professione di Farmacista.Ma la sua curiosità e la passione - mai sopita - per il giornalismo la portano ad accettare con entusiasmo un posto in una casa editrice scientifica. Da quel momento inizia la carriera giornalistica che la porterà a diventare pubblicista prima e giornalista professionista poi, dopo il superamento dell'Esame di stato nel 1999.Lavora da allora sia per testate rivolte al medico sia in riviste dedicate al grande pubblico, prima come dipendente e, più avanti, come freelance.Oltre che di salute e benessere è appassionata di sport e di animali. Sposata, ha due figli, ormai grandi, quattro gatti, due cani, un cavallo e una vita sempre in movimento.

Articoli correlati

Pubblicità

Gli articoli più letti

I servizi per te
Farmaci a domicilio
Prenota una visita