Appendicite: trattamenti e consigli utili

Nausea, vomito, perdita dell'appetito, stipsi o diarrea, febbre e dolori addominali, senza una causa apparente, possono essere i sintomi di un’attacco di appendicite: ecco che cosa fare

Nausea, vomito, perdita dell'appetito, stipsi o diarrea, febbre e dolori addominali che peggiorano con il movimento o anche solo tossendo: il dubbio che questi siano i sintomi di un'appendicite è lecito.

Come comportarsi? Rivolgersi al medico è indispensabile per avere la diagnosi corretta. Altrettanto importante è farlo nel minor tempo possibile. Infatti, sia negli adulti sia nei bambini l'intervento chirurgico è la soluzione più frequente e i tempi sono stretti: in genere entro 12 -24 ore si procede alla rimozione dell'appendice.

Che cosa fare in attesa del medico

Dato che l'intervento d'urgenza è una situazione molto probabile, è meglio evitare di mangiare e bere proprio per prepararsi all'operazione.

Ancora più importante è non cercare di ridurre i dolori assumendo antidolorifici o antispastici; infatti il risultato potrebbe essere un mascheramento dei sintomi che renderebbe più difficile diagnosticare l'appendicite.

È sempre necessario operare?

Una corretta diagnosi è indispensabile per scegliere se intervenire chirurgicamente. Il medico potrà decidere di tenere sotto controllo le forme lievi, subacute o croniche con gli antibiotici e prescrivendo una dieta opportuna, evitando o quantomeno limitando il consumo di alcuni alimenti. Vediamo quali sono.

Carne Carni grasse insaccati
Pesce Pesci grassi, crostacei e molluschi
Latticini Formaggi fermentati e grassi
Bevande Bibite gassate, bevande contenenti caffeina
Dolci Cacao e cioccolato, pasticceria elaborata
Spezie Curry, noce moscata, pepe, peperoncino

Tuttavia ciò non elimina il rischio di dover ricorrere, più in là nel tempo, a un intervento chirurgico d'urgenza.

Il semplice trattamento con antibiotici e borsa del ghiaccio, tra l’altro, potrebbe addirittura predisporre a ricadute, a volte anche più gravi.

Infatti, l'invasione batterica che può essere tenuta sotto controllo dagli antibiotici è solo un evento secondario all'ostruzione dell'appendice da parte di feci o residui di cibo, che è la causa primaria dell'infiammazione e che non viene curata dal trattamento farmacologico.

L'intervento chirurgico è, invece, obbligatorio nei casi di appendicite acuta con perforazione e peritonite, in cui la terapia antibiotica potrebbe essere necessaria solo per ridurre l'infezione prima dell'operazione.

Com’è l’intervento?

La rimozione dell'appendice (appendicectomia) è effettuata in anestesia generale eseguendo un'incisione nella parte bassa dell'addome, a destra.

Oggi è sempre più frequente l'intervento in laparoscopia, che necessita solo di piccole incisioni (in genere in prossimità dell'ombelico) attraverso le quali vengono inseriti nella cavità addominale sia gli strumenti per rimuovere l'appendice sia il laparoscopio, che permette di visualizzare gli organi interni.

Questa tecnica permette una diagnosi più certa, riduce le complicazioni, il periodo post-operatorio e i tempi di ritorno alle normali attività quotidiane, e nei soggetti obesi è più semplice.

In caso di rottura dell'appendice potrebbe essere necessario l'inserimento di un piccolo tubo nella cavità addominale per eliminare pus e altri liquidi; questo sistema di drenaggio viene rimosso, in genere, dopo pochi giorni, quando il rischio di infezioni è stato eliminato.

Quando riprendere le normali attività

Una volta rimossa l'appendice bisogna concedersi un po' di tempo per rimettersi in forma, soprattutto in caso di peritonite, quando potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero di 7-12 giorni.

Nei casi più semplici, invece, è richiesto solamente di non bere o mangiare nelle 24-72 ore successive all'intervento. In questo periodo l'idratazione sarà effettuata per via endovenosa e, eventualmente, potrà essere prescritta una terapia antibiotica di protezione.

Dopo questo periodo sarà possibile ricominciare gradualmente prima a bere e, poi, a mangiare. Se l'intervento, il digiuno e la prolungata degenza a letto causano stipsi può essere utile arricchire la dieta di cereali e vegetali.

Per evitare che la ferita si infetti è bene medicarla regolarmente ed evitare di bagnarla prima che si sia ben rimarginata. Sarà il medico a decidere se è il caso di continuare la terapia antibiotica.

Le attività di tutti i giorni devono riprendere in modo graduale e prudente; è meglio, per esempio, non praticare sport prima che siano passate quattro o cinque settimane dall'intervento.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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